Giobia Magnifier  2015  Sulatron Records di Giuseppe Celano

Lasciano partire le parole nude, distorte da un effetto che simile a quello delle comunicazioni terra - shuttle, mezzo su cui sono saliti i quattro per dar vita a ”Magnifier”. Sono ipnotici nei riff, siderali nelle dilatazioni space che si trasformano velocemente in sabba nero chiudendo con un’accelerazione degna di viaggi interspaziali.
L’uso del basso lisergico sfrutta le regole della ripetitività sfondando anche la più ostinata resistenza iniziale, in sottofondo vari effetti girano come un acufene precoce mentre la chitarra emette lamenti lancinanti. Non cambia la forma né la sostanza nella successiva The Pond, forte di chitarre in assolo tirate a lucido dal bending di Stefano Bazu Basorto. Registrazione volutamente cupa, sound vintage e atmosfere nere come un monolito sono il loro biglietto da visita accompagnato da una tonnellata di materiale roccioso e radioattivo. Polvere e ruggine nel rifferama di The Stain, terzo brano che mostra la vera pasta di cui sono fatti i Giobia. Una sorta di ballata laida e molto malata negli intenti, ottundente nel risultato. Voci e melodie rimangono sepolte nel missaggio ruvido, la materia pulsante di Lentamente La Luce Svanirà è risucchiata a velocità costante, ma implacabile, da un buco nero.
Il lato b non differisce (per fortuna) poi molto dall’altra faccia(ta) della luna. Il livello qualitativo rimane molto alto, grazie a un sapiente utilizzo delle lezioni imparata dal passato si trasforma in eccellente songwriting, rintracciabile nell’antimateria sonica di Sun Spectre, strumentale che attraversa sicuro varchi temporali verso nuove dimensioni.
A fine corsa non rimarrà niente di voi, solo polvere di stelle, i resti di segnali elettrici, intermittenti emissioni radio(attive) e il grande bagliore dell’esplosione di questa nana gialla. Magnifi(er)ci.

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03/11/2015 -  ©2002 - 2025 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati