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Stella Diana
Alhena Ep
2015
Raphalite Records
di Claudio Prandin
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“Vedut’ ho la lucente stella diana, ch’apare anzi che ’l giorno rend’ albore, c’ha preso forma di figura umana; sovr’ ogn’ altra me par che dea splendore”
mi ha confessato Dario Torre cantante e chitarrista dei Stella Diana, è il verso duecentesco del poeta bolognese Guido Guinizzelli che ha ispirato il nome della band; il 27 Novembre 2015 esce “Alhena” e per introdurlo sfrutto ancora le sue parole: «Questo EP è una sorta di best of anche se è stato completamente remixato con l'aggiunta di una bonus track, la cover dei Kula Shaker. Ciò prepara al nuovo album in primavera per la Raphalite Records che verrà inciso in inglese; dopo tanti anni lasceremo l'italiano perchè per quanto mi riguarda è una lingua difficilissima da mettere in musica rock».
A parte infatti la cover di Govinda le altre quattro tracce provengono dall’album “Gemini” del 2010 il cui successo ha permesso alla band di imporsi come una delle migliori realtà della musica indipendente italiana in ambito shoegaze. Attiva dal 1998 la compagine partenopea rivive le atmosfere dark e punk dei Joy Division edulcorandola con sprazzi di new wave e una più accessibile melodia rimanendo orgogliosamente ancorata al sound di band come My Bloody Valentine, Ride e Pale Saints. E’ curioso ricordare che il termine “shoegaze” nasce per descrivere un atteggiamento introspettivo e distaccato dei musicisti che durante i concerti tendono a “guardarsi le scarpe” soprattutto a causa del ripetuto utilizzo di pedaliere come riverberi e distorsori.
Le quattro tracce originali sono bellissime e profonde; ognuna regala momenti di puro godimento acustico: Shohet è un brano abrasivo composto da chitarre plurieffettate, Caulfield e Bill Carson utilizzano chitarre più pulite ad accompagnare melodie vocali bellissime e poetiche. Mira è il brano più coinvolgente dell’intero lotto; i suoi riff ripetitivi e il languido cantato si fondono e si attorcigliano in modo ipnotico e ammaliante ricordando l’ispiratissimo Cristiano Godano dei Marlene Kuntz; la frase conclusiva «Corre più in fretta, disegna tracce che lasciano tanta voglia di andare oltre» potrebbe essere il perfetto viatico per il disco del 2016.
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//www.youtube.com/embed/VpKYQeBirLw
19/11/2015 -
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