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Public Image Ltd
What The World Needs Now
2015
Cargo Records
di Giuseppe Celano
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”What The World Needs Now”… è il decimo album, in uscita per la band del vecchio indomabile leone Johnny Lydon. La risposta a questa domanda Johnny la da con la nuova formazione che comprende Bruce Smith (ex Pop Group, Bjork) alla batteria, Lu Edmunds (ex Mekons e Damned) alle chitarre e al basso Scott Firth (Steve Winwood, Joan Armatrading). Gli ingredienti sono del buon rock solido, la voce immutata di Lydon, quel piglio riottoso e il canto sguaiato che confluiscono in atmosfere ballabili capaci d’inventare tracce ipnotiche (C’est La Vie) lente e ossessive nell’andamento narcotizzante. Bassi granitici e chitarre scorticate per questa new wave (si può ancora dire o si rischia il linciaggio?) affidata all’opener Double Trouble mentre Bettie Page sfrutta atmosfere cinematiche (perdonaci Johnny) attraverso il basso pulsante su cui stride la voce. Un grande giro di basso guida Spice Of Choice, il micidiale giro melodico farà muovere il culo anche ai più recalcitranti grazie a quel bridge che richiama Miss You degli Stones. Il finale si spegne in fade out dopo una lunga e ossessiva ripetizione che funziona come un tassellatore cranico per impianti nel cervello. Scivolando fra The One, omaggio al suo idolo Marc Bolan, e Big Blue Sky, buon compromesso tra dub e melodia fin troppo esplicita, s’arriva all’unica conclusione possibile: Lydon possiede la giusta dose d’intelligenza e arguzia per citarsi senza cadere nell’autoreferenzialità. Sfrutta l’astuzia e gli anni d’esperienza di una lunga carriera per compilare un buon ritorno. Niente per cui urlare al miracolo, sia chiaro, ma qualcosa di buono che funziona anche se preso traccia per traccia. Qualche caduta d’intensità si registra in Whole Life Time, (troppo disco), e nella ridondante e anacronistica I’m Not Satisfied, brano che avrebbe potuto rimanere fuori dal lotto senza nessun rimpianto. Chiude la stiracchiata Shoom che, insieme alle ultime quattro, abbassa la qualità compositiva di un album iniziato sotto buoni auspici. Prendere o lasciare non è un costrutto troppo vecchio da utilizzare nel contesto di questo nuovo virus delle reunion a cui rare band riescono, ormai, a rimanere immuni.
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30/01/2016 -
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