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Rocket From The Tombs
Black Record
2016
Fire Records / Goodfellas
di Giuseppe Celano
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Terzo disco in studio per la band proto-punk nata sotto il moniker di Rocket From The Tombs. Dal loro split nacquero i Dead Boys e Pere Ubu. Oggi tornano con un nuovo disco, prodotto da una rinnovata formazione. Basterebbe questo per garantirgli una chance. Ci concediamo volentieri l’ascolto di 'Black Record' che non tradisce le aspettative (già poche prima dell’approccio) riposte nel combo.
È rock rumoroso e sfrontatamente punk ma lontano dall’originaria idea spartana che questo genere impose. Siamo di fronte a idee semplici, suonate con il giusto piglio e mantenendo un certo rispetto per la formula classica del less is more. I tre richiamano in vita vecchi cavalli di battaglia, rintracciabili in Strychnine, ma più che sposare in pieno l’ideologia del punk, pronta a scardinare tutte le regole, una delle quali è imporre la rottura necessaria per la rinascita della musica, i nostri sembrano fare quello che gli piace di più, suonare buone e oneste take. Saltano i due vecchi tasselli Cheetah Chrome e Richard Lloyd sostituiti dai più freschi Buddy Akita e Gary Siperko. Il disco procede dritto e spedito fra passato e presente, la loro meta è sfruttare ciò che la storia gli ha insegnato, digerirlo e risputarlo alzando il volume (tanto quanto piacerebbe a Lemmy) per divertirsi.
L’anima è ancora rock and roll, appare normale dunque che la componente deldivertimento sia parte integrante di questo lavoro. Come ci riescono? Nell’unico modo che conoscono bene (I Keep A File On You), suonando fra amici. Il disco si dischiude con la decisa Waiting For The Snow, con piglio riflessivo e chitarre da subito in evidenza mentre il basso conduce le danze, sicuro e forte del suo andamento percussivo. Strychnine nulla toglie o aggiunge all’originale. Avrebbero potuto azzardare qualcosa in più ma, ricordando quanto detto qualche rigo fa, più che una mancanza di coraggio sembra la scelta di rispettare i classici. Nugefinger chiama in causa gli Stooges del secondo disco, con tanto di sax caustico in bella vista mentre Spooky viaggia sullo stile dei Fuzztones di 'Lysergic Emanations'. Un brano oscuro e sinistro, rallentato nel bridge dissonante delle chitarre, che va a cozzare con lo stile diretto di Road It And Weep, veloce e tirata a lucido da muscoli tesi con assolo muscolare in wah-wah che la trascina via fino alla chiusura.
Serve altro per concedergli un ascolto?
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05/02/2016 -
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