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Corrections House
Know How To Carry A Whip
2015
Neurot Records/Goodfellas
di Giuseppe Celano
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Due anni fa Scott Kelly (Neurosis), Mike IX Williams (Eyehategod) e il misconosciuto sassofonista Bruce Lamont hanno assemblato i Corrections House. Con l’aiuto del tastierista, produttore e manipolatore di drum machine Sanford Parker, il super gruppo si muove fra le deiezioni dell’industrial metal. Scordatevi le super band che, almeno sulla carta, sono presentate come il nuovo fenomeno del momento. Qui di quel tipo di prevedibilità studiata a tavolino, e perfetta per il mainstream, non c’è nessuna traccia. Questa è roba malata, lontana dalle classifiche ma a suo modo radio-friendly perchè ballabile (White Man's Gonna Lose) grazie all’elettronica e alla distorsione applicata alla sezione ritmica. ”Know How to Carry a Whip” porta una ventata d’aria fresca, muovendosi su nuove idee e scegliendo territori ostili, pieni di scorie industriali fuse a strutture pop che oseremmo definire quasi melodiche. L’opener è Crossing My One Good Finger, fatta di chitarre poderose e riff slabbrati che nella sezione ritmica, vicina ai Neubaten, sfrutta gli elementi elettronici di Parker. È un attacco fulmineo in cui l’ascoltatore viene stretto fra le spire di questa prima presa letale. Più leggera ma non per questo meno intricata e ostica è Superglud Tooth, piena di stacchi e ripartenze di breve durata con urla scorticanti incastonate nella freddezza del rifferama. White Man’s Gonna Lose ha un andamento danzereccio, ricorda atmosfere cinematiche nello stile dei Prong di “Strange Days”. Vision Divide, su chitarre acustiche, è quanto di più vicino alla melodia la band abbia mai prodotto. Sassofono raddoppiato e chitarre dal sapore arabo si sommano prestandosi a tappeto sonoro per la voce roca di Scott Kelly. Questo quartetto di poeti innamorati dalle deleterie deviazioni del metallo produce un disco notevole, il secondo, che cresce con il passare dei minuti e il numero d’ascolti. When Push Comes To The Shank anticipa l’epilogo con un andamento ipnotico. Kelly sembra uno sciamano in escandescenza, urla e ferisce attraverso la sua ascia elettrica mentre il tempo della batteria procede generando una sorta di catarsi psicofisica. Chiudono i rumori lancinanti di Burn The Witness, sette minuti fra dissonanze industriali, percussioni e un chorus a spirale.
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26/02/2016 -
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