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Frei
Evolution
2016
SRI Productions
di Claudio Prandin
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Mentre ascoltavo per la prima volta La Scimmia Discende Dall’Albero ho subìto una brevissima quanto innocua aritmia; il mio cuore bolognese si è fermato per alcuni istanti perché il modo di cantare e l’approccio alla melodia di Frei mi hanno ricordato Lucio Dalla che per un felsineo come me rappresenta un mito se non la stella polare. Anche il testo lo ricorda: «Quando ero piccolo al catechismo abitavo tra le gambe della mia vicina, ed è rimasta questa la mia dottrina; aveva una gonna così corta che mi sembrava di sentire tutti gli angeli cantare in coro», omaggia Disperato Erotico Stomp mentre «Helleluja è arrivato Gesù bambino. Poi tagliavo l’acqua santa col vino » sembra parafrasare la celebre 04 marzo 1943. Come apripista di questo disco è perfetta perché la sua bellezza e la sua spensierata profondità permettono di entrare in sintonia con l’intero album. Le tracce successive svelano invece un Frei alquanto originale che riesce a proporre uno stile tutto suo alternando brani ironici e ritmati a momenti più introspettivi. Il bello di questo disco è che propone un punto di vista nuovo e lo fa anche grazie agli splendidi arrangiamenti di Beatrice Antolini che riveste persino il ruolo di produttore. Leggeri e sofisticati, sorreggono magistralmente le storie di Frei che parlano del contrasto tra la disumanità delle macchine (in senso lato, non solo delle automobili) e la sensibilità degli animali; lui stesso ha spiegato che: «Quello che avevo da dire sull’evoluzione è che le macchine non valgono niente, servono solo a far guadagnare chi le costruisce, che gli animali sono più evoluti di noi, che non sono gli animali ad essere domestici o addomesticati, ma siamo noi ad esserlo. In sintesi, che l’epoca in cui viviamo non si avvicina neanche lontanamente al mio concetto di evoluzione». Anche la copertina che lo ritrae rivestito di una pelliccia animalesca davanti ad uno sfondo di ingranaggi comprova la sua indiscutibile preferenza per la zoologia. ”Evolution“ è quindi una specie di concept che parla di un ipotetico pianeta in cui le macchine interagiscono con gli animali e spesso li danneggiano con la loro disumanità, come ne I Pellicani e Il Vento che narra la storia di una gattina investita da un’automobile. Le Macchine e Una Bugia sono le tracce che meglio illustrano la filosofia che sta alla base dell’intero lavoro ma il pezzo migliore è Buio Presto un brano malinconico e delicato dove la tastiera sussurrata evoca il suono di un carillion. Questo terzo disco che succede a “Sulle Tracce Della Volpe” del 2011 e a “2013: Odissea Nello Spiazzo” del 2013, recupera e approfondisce il percorso artistico del romagnolo Frei aggiungendo un ottima tacca al suo palmares e a quello della sua compagna di viaggio, la bravissima e poliedrica Beatrice Antolini.
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08/03/2016 -
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