The Paper Kites Twelvefour  2015  Goodfellas di Giuseppe Celano

Per alcuni versi i The Paper Kites ricordano i Simpy Red e la voce di Bonamassa quando diventa nasale. Sono australiani e con Joe non hanno nulla a che fare chiaramente, mentre per la band di Mick Hucknall è tutta un’altra storia. Ma procedendo per ordine, quella di ”Twelvefour” è musica dagli angoli smussati, eterea, concepita di notte.
Alcune atmosfere sono molto vicine a quelle degli ultimi Spain. I brani sono protetti da resistenti involucri fatti di quella malinconia che non contorce l’anima e che si gusta in penombra mentre si è da soli con i proprio pensieri. “Twelvefour” è il successore del precedente “States” (2013), Sam Bentley ha lavorato per due mesi senza dormire, un periodo prolifico in cui ha sfornato ben 30 canzoni. Di notte si è più melanconici e portati alla scrittura? Può darsi, se ci aggiungete chitarre eighties, melodie appiccicose ma capaci di fermarsi un attimo prima di tradursi in pura melassa, non potrete dargli torto né puntargli il dito contro.
I The Paper Kites sanno come evitare le rimostranze e spianare i vostri dubbi attraverso I’m Lying To You Because I’m Lost con armonica in bella vista. Ci sono anche passaggi più rudi, si fa per dire, con drum machine e synth, Renegade e Bleed Confusion sono materiale viscerale, roba da singulti e pelle d’oca. Revelator Eyes spinge sull’acceleratore ma senza acquistare velocità vertiginose, non ne ha nessun bisogno, è abbastanza energica e ricca di pathos da camminare sulle proprie gambe facendosi notare attraverso pochi sussurri.
La voce di Sam Bentley culla l’ascoltatore attraverso timbrica delicata e il bel canto, perfetto per atmosfere chill-out. Chiude Too Late, una ballad tristissima ma dal fascino irresistibile.

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07/03/2016 -  ©2002 - 2025 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati