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Ci sono artisti che vivono vite diverse, o meglio, fasi differenti del loro percorso fra le sette note. E’ proprio il caso di Francesco Motta, che nella sua vita precedente è stato anima (e penna) dei Criminal Jokers, polistrumentista per Nada, Pan del Diavolo, Zen Circus e Giovanni Truppi. Per questo salto nel buio ha però scelto con attenzione il suo mentore trovando in Riccardo Sinigallia, produttore artistico del disco, probabilmente un’anima gemella che sente la musica come lui.
In questo esordio solista Motta trova ed esprime il giusto equilibrio fra parole e arrangiamenti, dove la musica non è solo il “contesto adeguato” e viceversa le parole non stanno li solo per fare rima o entrare nei tempi. Nonostante il disco sia scritto per metà a quattro mani, la personalità di Motta traspare comunque senza ombre.
Il disco di Francesco Motta è un bel sentire, finalmente. Subito dalla prima traccia, Del tempo che passa la felicità si fa notare la voce, in un testo che sembra voler raccontare il passaggio tra il prima e l’ora. Racconto che continua anche nella successiva che dà il titolo al disco (la fine dei vent'anni è un po' come essere in ritardo). Queste, insieme a Abbiamo vinto un’altra guerra e Una maternità, sono le canzoni interamente scritte solo da Motta, e sono quelle dove si distingue il suo tratto. Tutte le canzoni sono scritte con il fuoco, parole come macigni pronunciate come stilettate. Disagio, speranza, fragilità, sguardo al futuro.
Nella seconda parte del disco arrivano le collaborazioni illustri e l’influenza della produzione artistica di Sinigallia. Della “premiata ditta” Sinigallia, oltre al fratello Daniele che ha curato la masterizzazione, troviamo fra gli altri Laura Arzilli (basso e cori in Del tempo che passa la felicità, La fine dei vent’anni, Prima o poi ci passerà, Sei bella davvero) Andrea Pesce (piano e synth, in Prima o poi ci passerà, Sei bella davvero) Maurizio Loffredo (tutte le registrazioni presso “Gli Artigiani” e lap steel in Del tempo che passa la felicità, Se continuiamo a correre), ma a questi si aggiungono ospiti di livello come Cesare Petulicchio alla batteria (Bud Spencer Blues Explosion), Giorgio Canali (CSI, CCCP), Andrea Ruggiero (violino in La fine dei vent’anni).
Francesco Motta va sentito, non solo ascoltato. Versatile e capace musicista, cantautore pop, cambia direzione ma non intensità e sceglie il momento giusto per esprimere da solista quelle esperienze accumulate che hanno fatto virare il suo punto di vista, influenzato dalla sua storia presente e dal periodo artistico. Lo attendiamo live presto in tutta Italia, sarà la conferma che questo possa essere uno dei dischi memorabili dell’anno.
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