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Nick Cave & The Bad Seeds
Skeleton Tree
2016
Bad Seed Ltd.
di Giancarlo De Chirico
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Nuovo album per Nick Cave, un disco che giunge a tre anni di distanza dall’eccellente 'Push The Sky Away', ne segue l’ impostazione musicale, anche se forse - sul piano compositivo - non ne raggiunge i vertici. Le registrazioni sono cominciate nel 2014 e alcune canzoni erano già pronte quando poi all’improvviso qualcosa è cambiato e l’album ha preso un indirizzo diverso. La morte del figlio di Cave, l’amatissimo Arthur, di soli 15 anni, precipitato da una scogliera nei pressi di Brighton nell’estate del 2015, ha fatto piombare nel lutto la vita di Nick e di sua moglie Susie e ha trasformato il nuovo disco in una testimonianza che è insieme di amore e di dolore. Se il desiderio di esplorare il lato oscuro della vita è sempre stato un aspetto della poetica di Cave, adesso questa dimensione viene accentuata fino al limite ultimo, là dove l’autore si mette totalmente a nudo, accetta la sua fragilità e cerca di dare risposte, che non trova. Portare a termine il disco, tuffarsi di nuovo nel lavoro è stato un tentativo per Cave di liberarsi dal dolore, un’operazione catartica per trovare un senso ancora alla vita, allo scorrere dei giorni.
L’album si intitola 'Skeleton Tree' ed è infarcito di elettronica: le chitarre elettriche sono quasi del tutto assenti e la voce di Cave spesso si limita a uno “spoken word” altamente drammatico su basi registrate in studio insieme a Warren Ellis. I brani non hanno una struttura armonica regolare, a parte una ballata davvero straordinaria che si intitola Girl In Amber, dedicata alla moglie Susie e scritta probabilmente prima della tragedia. Musicalmente il disco ricorda gli ultimi lavori di Scott Walker, possiede l’impatto tragico di 'Blackstar' di David Bowie ma in qualche occasione ha una valenza cinematica e richiama alla mente la colonna sonora di 'Twin Peaks'. Non c’è spazio alcuno per il blues straniato di qualche tempo fa o per l’afflato punk giovanile. Jesus Alone è una vera e propria orazione funebre i cui testi contengono un riferimento chiaro alla tragedia, stessa cosa su I Need You, una invocazione ossessiva, che vuole riportare indietro il tempo, quasi come se tanto amore possa portare a rivivere un qualcosa, un qualcuno che non esiste più. Un substrato elettronico apocalittico e cupo attraversa invece Anthrocene, mentre un brano come Distant Sky - caratterizzato dall’intervento vocale del soprano danese Else Torp - è un nuovo richiamo al soprannaturale che sembra essere a volte così irrispettoso nei confronti delle esigenze di noi esseri umani. Chiude l’album Skeleton Tree, una ballata davvero molto bella dove per la prima volta compare il suono di una chitarra acustica, che si sovrappone al suono di un pianoforte in un contesto ancora una volta molto sofferto e dai contorni dolenti.
Un album molto intimo e personale, che talvolta risulta enigmatico e oscuro ma che risponde sempre ad una forte urgenza espressiva dell’autore, provato oltremisura. Da ascoltare.
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23/09/2016 -
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