|
BENVENUTO SU EXTRA! MUSIC MAGAZINE - La prima rivista musicale on line, articoli, recensioni, programmazione, musicale, eventi, rock, jazz, musica live
|
|
|
|
|
|
The Zen Circus
La Terza Guerra Mondiale
2016
La Tempesta dischi
di Claudio Prandin
|
|
Un nuovo disco dei The Zen Circus è sempre un piccolo evento da festeggiare; la band pisana ha investito gli ultimi 18 anni a trasmettere il suo messaggio caustico e provocatorio accompagnandolo con musica semplice e diretta ma mai banale o “commerciale” (nel senso peggiore del suo significato); questo nono lavoro rivela una consapevole maturità sia a livello compositivo sia a livello testuale; nei tanti spunti contenuti nei testi di Appino emergono due argomenti fondamentali: la consueta voglia di combattere, di migliorare i difetti della nostra società e la sconfortante consapevolezza di aver raggiunto la maturità senza aver ottenuto nulla da questi anni di battaglie, di aver concluso una fase cruciale della vita in modo infruttuoso; esempi illuminanti sono: «Ricordi si parlava anche per sette ore, qualche sigaretta nudi sul balcone, la perfida Albione il Marocco e l’henné; adesso il fumo uccide, nudo prendo freddo; parlo ancora molto solo un po’ più calmo» oppure «Lascia perdere gli accordi complicati, i pretesti le tue ideologie, siamo figli un po’ sbagliati rifiutati da tutte le astrologie». Sembra quasi una resa o una presa d’atto che la rivoluzione è fallita; d’altronde oggi, come racconta «Ilenia: Le piazze fanno rivoluzioni solo quando sono vuote». Musicalmente parlando non si notano cambi di rotta rispetto al passato: riff accattivanti e cantato melodico seppur pungente sono il marchio di fabbrica del trio toscano, ma in questo album si percepisce una maggiore attenzione alla cura dei dettagli e un maggior impegno in fase di produzione; loro stessi hanno ammesso che in questa occasione hanno passato più tempo in studio rispetto al passato, lavorando su ogni piccolo dettaglio, dagli arrangiamenti ai suoni. Il risultato è eccellente: le canzoni sono tutte molto belle e sotto forma di brevi racconti illustrano in modo irriverente ma meditato una società non proprio giusta e una fastidiosa incomunicabilità tra le persone. Ilenia è un singolo perfetto per le rotazioni radiofoniche: riff ammaliante, strofa pressante e precipitosa che incolla l’attenzione alle splendide parole e un ritornello semplice ma incisivo; il testo è un piccolo gioiellino e descrive l’autoritratto di una giovane donna che denota un’ingenuità riconducibile all’Amelie interpretata da Audrey Tautou: «Aspetto la rivoluzione ma aspettare è non agire, io volevo andare via, camminare sui vetri con le scarpe; il mondo non ha unicorni, non ha foglie a sette punte, ha voci ma non visi». Il sarcasmo e l’arguzia tutta toscana che si ispirano al Vernacoliere esondano prepotentemente nell’autoironica Pisa merda, un brano dalle tinte 'garage' che tenta di rivalutare le periferie italiane ma che alla fine ammette che vivere nelle piccole città (che siano Pisa, Alessandria o Crotone) relega le persone ai margini della vita sociale che conta. Anche se l’amara conclusione è che «la merda è lo specchio di questa nazione», non solo di una piccola parte di essa. L’anima non conta è una splendida ballata malinconica ma con una voce che quasi strilla e sembra indecisa se trattenere o lasciare esplodere un incontrollabile disagio interiore: «Maledetto il giorno in cui mi son fidato di questo paese lurido, sperduto, imbarazzato, freddo, grigio, solitario, disastrato». Dalle sonorità seventies arrivano invece Niente di spirituale e la splendida Non Voglio Ballare il cui cantato malinconico e struggente ricorda in certi acuti la voce di Lucio Dalla. Il disco si chiude con i dieci minuti di Andrà tutto bene, un titolo sarcastico che testimonia la sfiducia sul futuro e soprattutto il disincanto rispetto all’ambiente discografico che appiattisce le proposte musicali: «tutti ascoltano dovunque sempre la stessa canzone; alla radio e alla televisione ripete un ritornello e dice che andrà tutto bene. Ma tu come è che stai tu? Nessuno lo chiede più». Il concetto che “nessuno chiede più come stai?” ribadisce l’incomunicabilità accentuata prepotentemente dagli smart-phone e da un approccio futuristico che da un lato rende il mondo un piccolo villaggio facilmente raggiungibile ma dall’altro rinchiude il singolo in piccole gabbie tecnologiche. The Zen Circus hanno sempre utilizzato l’ironia e l’irriverenza per denunciare i difetti della nostra società ma in questo disco dimostrano una maturità amara e nostalgica di cui non sembrano del tutto contenti.
|
|
//www.youtube.com/embed/XyUH9R-2Dek
03/10/2016 -
©2002 - 2025 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati
|
|
|
|
|
©2002 - 2025 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati
|