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Hibushibire
Freak Out Orgasm!
2017
Riot Season
di Giuseppe Celano
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Sono giapponesi e totalmente fulminati, da chi o da cosa non è dato sapere. Ciò che possiamo dirvi è che se volete assistere al risultato di un incendiario incontro fra Hendrix in flirt con Frank Zappa, passando per Earthless potenziati dal piglio punk degli Mc5, allora Freak Out Orgasm! è il disco che fa per voi.
Quattro lunghe composizioni che definire tracce risulta impreciso in quanto si ha la sensazione di una lunga jam suddivisa in questi segmenti che si aprono sulle note infuocate dell’opener Lucifer Is My Friend. Tre minuti che lasciano intravedere cosa ci si aspetterà di lì a breve nella lunga Hallucination Valley Blues – Flying Shiva Attack – Hallucination Valley Blues (reprise), uno spaccato dell’aberrazione mentale trasmutata sul pentagrama da un’orgia di note impazzite che non mostrano mai la corda, anzi (la) tirano così forte da non lasciare spazio alcuno a dubbi e avversari.
Un disco visionario, un manifesto sgargiante fatto di reverberi, dissonanze, esagerazioni e flood of consciousness. Un decollo verticale che sottopone chi ascolta a potenti scossoni ritmici a Mach 10.
Provengono da Osaka producendo un innesto tra Blue Cheer e Acid Mother Temple a lungo immerso nel wah-wah in acido. Tracimano ferocia esecutiva e sudore caustico spalmato nella loro ipercinetica sezione ritmica, l’unica materia tanto resistente da reggere questo peso.
È una deflagrazione continua da cui non ci si può nascondere. Nessun riparo è offerto, solo l’esposizione al calore del fosforo bianco che brucia le orecchie fondendole a ciò che resta dei neuroni. Chiude Deep Throat River Holy Mountain, una suite di venti minuti in cui si alternano profumi di spezie indiane, arabeschi psichedelici su chitarre sguaiate nel bending. Le voci non sono neanche state ritoccate negli errori del registro del singer che sembra fregarsene altamente di apparire preciso o di probabili critiche tecniche. A metà appaiono elettro divagazioni marocchine scatenate da un attacco parossistico d’ira funesta. È come se volessero imprigionare l’essenza del caos trasposto su note allucinate che sommate vanno a formare il loro, obliquo e psicotico, concetto del song-like format.
Anche Sun Ra ne andrebbe orgoglioso
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31/03/2017 -
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