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Future Islands
In the Far Field
2017
4AD
di Fabrizio Biffi
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Era molto atteso il nuovo album dei Future Islands, In The Far Field, che segue il grande successo di pubblico e critica dell’album Singles del 2014.
Non che ci sia bisogno di mettere alla prova una formazione che ha ampiamente dimostrato di avere un suo carattere ben definito da tempo, ma quando sfondi la barriera del successo la grande sfida è non deludere le aspettative e, in alcuni casi, superarle.
Non è questo il caso dell’ultimo album fresco fresco di stampa dei Future Islands che conferma per tutta la sua durata l’onestà intellettuale di un gruppo che ha grandissimo affiatamento e sembra godersi senza tanti affanni il suo momento di grazia.
Samuel T. Herring (voce, testi), William Cashion (basso, chitarra) e Gerrit Welmers (tastiere, programming) si sono ritirati, per costruire “In The Far Field”, sulla costa del North Carolina e successivamente a Baltimora provando l’effetto delle nuove canzoni durante alcuni spettacoli sotto falso nome. Nello stesso anno sono andati a registrare a Los Angeles, con il celebre produttore (vincitore di un Grammy Award) John Congleton, al leggendario Sunset Sound.
Il risultato? Un album in perfetto stile Future Islands, come a dire, noi siamo questi al di là delle pressioni e di superflui abbellimenti. Perché la stella polare di questo gruppo non sembra tanto essere l’evoluzione tecnica, quanto la voglia di raccontare storie attraverso la loro musica.
Vicende personali, aspetti della fragilità umana e quel lato incredibile dell’essere umano in cui convivono allo stesso tempo il dramma e la gioia, questo è racchiuso nei quarantacinque minuti di pop delicato e scorrevole del disco che non smette mai di muovere le diverse atmosfere in cui si incuneano le canzoni cosi simili e cosi rassicuranti.
Dodici fotografie fatte di storie e sentimenti mai banali, che sarebbe anche complicato mettere in fila secondo una scala di valori, per quanto poi siano in rotazione come singoli Ran e Cave.
I Future Islands si ripresentano dopo tre anni con una coerenza che li rende più integri e riconoscibili. Perché il loro compito non è quello di stupire, ma semplicemente quello di meravigliare
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10/04/2017 -
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