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At The Drive In
in•ter a•li•a
2017
BMG
di Claudio Prandin
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Chiedo scusa ai lettori più preparati ma per parlare di questo disco e presentare al meglio i suoi autori è necessaria un po' di wikimusic: At the drive-in è un gruppo post-hardcore nato nel 1993 a El Paso in Texas. Trainato dalle indubbie doti del trittico Omar Rodríguez-López, Cedric Bixler Zavala e Jim Ward ha pubblicato tre album prima di sciogliersi nel 2001. I primi due Acrobatic Tenement e In/Casino/Out introducono lo stile strambo e irruento della band ma è lo splendido Relationship of Command del 2000 a consacrarla come una delle migliori proposte della scena alternativa americana. Il disco è abrasivo, melodicamente perfetto e provvisto di un impatto emotivo micidiale. Purtroppo le divergenze fra i membri della band (soprattutto tra Zavala e Ward) conducono allo scioglimento del gruppo. Il chitarrista Jim Ward, il bassista Paul Hinojos e il batterista libanese Tony Hajjar danno vita agli Sparta mentre Zavala e Rodríguez-López formano The Mars Volta.
Gli Sparta pubblicano tre album: Wiretap Scars, Porcelain e Threes che riscuotono un buon successo di pubblico e critica pur rimanendo vicini al solco tracciato dagli At the drive-in.
The Mars Volta invece cambiano totalmente approccio proponendo un genere eclettico e ricco di contaminazioni; le loro canzoni sono complesse e strabordanti e affiancano al cantato sgangherato di Zavala lunghe suite strumentali che sconfinano nel progressive, nel noise e persino nel jazz. Pubblicano sei dischi a loro modo tutti splendidi (anche se non immediati) infarciti di citazioni colte che vanno da Federico Fellini a Max Ernst.
Nel 2016 si parla insistentemente di una reunion degli At the drive-in ma alla fine Jim Ward decide di non aderire e viene sostituito da Keeley Davis il chitarrista degli Sparta. Quindi nel maggio del 2017, dopo 17 anni, esce in • ter a • li • a, di cui adesso mi occupo impegnandomi a non fare alcun paragone con i fasti del passato.
Ammetto subito di essere stato catturato dalla schiettezza di questo disco: le sue canzoni solide, compatte e dirette, colpiscono il segno anche se nessuna di esse può essere considerata un capolavoro. I riff di chitarra sono taglienti al punto giusto e si sposano perfettamente con i vocalizzi aciduli di Zavala che sembrano dichiarazioni di guerra più che frasi cantate. I brani sono brevi, intorno ai tre/quattro minuti, e non vi compaiono mai veri e propri assoli ma divagazioni strumentali che amplificano un senso di sana e preordinata follia. Tutta l’opera è intrisa di un rock ruvido ma ricco, ricolmo di schitarrate elettriche, cambi di tempo e ritmi strampalati che si traducono alla fine, in un bellissimo disco.
L’apripista No Wolf Like The Present inizia con un riff corroborante che proclama apertamente la filosofia della band; ne risulta un pezzo tiratissimo con un cantato ispirato e adrenalinico. Call broken arrow presenta una chitarra più hardcore mentre in Ghost-Tape No. 9 è Hajjar a farla da padrone con un drumming percussivo; l’infuocata Torrentially Cutshaw lascia senza fiato grazie all’elevata velocità che la caratterizza dall’inizio alla fine. Ma il brano che mi ha maggiormente colpito è Governed by Contagions con un ritornello aggressivo e bellissimi intrecci di chitarre.
Gli At the drive-in e soprattutto The Mars Volta sono entrati a pieno titolo nel gotha del rock alternativo e sono imprescindibili per chiunque voglia conoscere la storia della musica moderna. Non ci si può quindi esimere dal loro ascolto e dall’assistere ai loro live-show; l’occasione arriverà presumibilmente il prossimo autunno quando è prevista una tappa in Italia la cui data però non è ancora stabilita.
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15/05/2017 -
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