Paul Weller A Kind of Revolution  2017  Parlophone di Fabrizio Biffi

Che tipo di rivoluzione può fare Paul Weller nel 2017? Nessuna, il suo ultimo lavoro in studio conferma per l’ennesima volta il suo grado ineguagliabile di esperienza, la capacità di spaziare anche tra le sonorità del presente e la sua irrefrenabile inquietudine ed una classe innata.

A Kinf of Revolution è l'ennesimo tassello della lunga carriera da solista del vate indiscusso della musica british pop che aggiunge però ulteriori elementi di interesse al suo già incredibile cursus honorum.
Questo nuovo disco si stacca completamente dalle ultime uscite di Weller (sia da Saturns pattern di due anni fa che dallo sperimentale Sonik kiks) e nei suoi episodi più intensi (vedi Long Long Road) richiama le gesta di Stanley Road, una delle opere più importanti del capo indiscusso di una musica mod che non è mai esistita ma che Weller rivendica, sempre più spesso, come un marchio di fabbrica nelle sue recenti apparizioni.

Insomma questo disco è un sospiro di sollievo per chi ha sempre amato questa figura ormai incastonata nell’immaginario delle molteplici generazioni che lo hanno seguito dai tempi dei Jam, passando per gli Style Council e, poi, nelle diverse evoluzioni della fase solista.

Ad impreziosire A Kind of Revolution la presenza di ospiti di eccezione tra loro molto diversi: Robert Wyatt che si concede straordinariamente in questo disco prestando la sua voce per brevi ma intensi attimi in She Moves With the Fayre e Boy George che aleggia in One Tear.

Il nuovo disco di Weller è un messaggio chiaro e diretto ai rottamatori, ad ogni latitudine essi si trovino, perché a quarant’anni dall’uscita di In The City, il suo primo capolavoro con The Jam, il demiurgo ancora graffia e colpisce nel segno con grinta ed intensità

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16/05/2017 -  ©2002 - 2025 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati