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Radio Moscow
New Beginnings
2017
Century Media
di Giuseppe Celano
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I Radio Moscow sono cambiati, in meglio, aggiungendo una specie di boogie infernale saldamente ancorato ai riff di pure matrice blues a cui ci hanno da sempre abituato.
Il nuovo lavoro porta con sé, sin dal titolo, una sorta di mutamento che aspettavamo già da tempo. Continui i cambi del leader Parker che percorre su e giù il manico della sua Fender Stratocaster come una scheggia impazzita sin dall’opener, e titletrack, che vanta scorie dei Motorhead, riff presi dai Thin Lizzy (che di certo blues non sono) tritati e impastati assieme alle pentatoniche tanto amata dal chitarrista di Story City (Iowa).
New Beginnings è un disco in cui Griggs, Anthony Meier (basso) e Paul Marrone (batteria) si saranno divertiti moltissimo e che dal vivo darà ampio spazio al chitarrista per le sue funamboliche e incendiarie esibizioni. In effetti, già due anni fa li avevamo visti dal vivo notando dettagli insoliti, piacevolmente diversi dal “solito” live, qualcosa era mutata in un approccio anche più psichedelico con lunghe jam che richiamavano Third Stone From The Sun del mai troppo compianto Jimi.
Se in Deceiver lo stomp blues avanza prepotente, in Woodrose Morning è la ritmica a risentire maggiormente delle novità andando a ricordare le mazzate di Bonzo durante l’esecuzione di White Summer/Black Mountain Side al Royal Albert Hall mentre le chitarre volano alla corte di Peter Green, periodo Fletwood Mac ovviamente.
Un fiume di wah-wah e chitarre sovraincise la fanno da padrone in Drifting con tanto di slide sfregiata dalla furia esecutiva e su cui si somma anche l’armonica che cita, nuovamente, ebbene sì gli Zeppelin di Bring It On Home.
Il bending parossistico dell’incipit di No One Know Where They’ve Been è un omaggio al finale di Johnny Be Good eseguito dal vivo da Hendrix durante l’apertura di uno dei due show a Berkeley.
Superato il giro di boa il disco procede ancora più deciso, il suono diventa più compatto e aggressivo con assoli a cascata rintracciabili in Pacing mentre nella successiva Pick Up The Pieces si assiste a un ottimo gioco di chitarre con effetto violino e fingerpicking elegante per una chiusura pirotecnica che è l’unica cosa prevedibile in 35 minuti di registrazione
Consigliat(issim)o
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27/10/2017 -
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