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Non ci sono le chitarre; è pieno di synth; dura poco. A ben vedere, il nuovo lavoro di Pietro Paletti i canoni della contemporaneità li rispetta tutti. Ma vallo a dire al Battiato post-cinghiale bianco, agli U2 di War e a chi ha visto giocare Socrates, se si sentono così contemporanei.
Potrebbe sembrare uno dei tanti epigoni di Calcutta, un Gazzelle o un San Diego tanto per dire, eppure lui la strada del synth-pop in italiano a iniziato a percorrerla in tempi non sospetti (il primo album è del 2012).
Il terzo disco d'inediti di Paletti è un bagno negli anni Ottanta, ma sarebbe riduttivo chiamarlo revival. Il cantautore lombardo cresciuto musicalmente a Londra e trapiantato a Roma non è uno dei tanti schizzati per l'italo-disco, non cincischia coi suoni e basta, non smanetta tanto per fare. Qui c'è sostanza, accidenti!, a dimostrazione che non conta il "vestito". Saper scrivere belle canzoni è come avere un bel portamento: puoi indossare quello che vuoi, tanto ti casca bene tutto addosso.
Ma è anche la dimostrazione che per tirare fuori qualcosa di valido non bisogna per forza stravolgere la formula 'strofa-ritornello-strofa'. Nè inventarsi chissà che in fatto di liriche, chè le undici tracce del successore di Qui E Ora esaltano la straordinarietà dell'ordinario: malesseri esistenziali, relazioni di coppia, inquietudini di chi si confronta con l'età, smarrimento di fronte alle differenti tappe della vita.
Nella sua semplicità, Super è disarmante. T'innamori al primo ascolto. E' cantautorato pop brillante, leggero, ironico, mai prolisso. I brani ti si stampano in testa fin da subito, i ritornelli ti catturano e non fanno in tempo a finire che ti ritrovi a canticchiarli. Paletti è uno di quelli che se gli dici che somigliano a Raf o Luca Carboni non s'offendono.
Certo, la perfezione non è di questo mondo e infatti qualche battuta a vuoto la si trova pure in un album da cotanto titolo. Ma i picchi ripagano ampiamente di qualche sporadica scivolata.
E i picchi li ritrovi ne La Notte E' Giovane, irresistibile ballata dalle reminiscenze 'billyidoliane' che è forse il pezzo migliore del lotto insieme alla oseremmo dire prodigiosa Chat Ti Amo. Ma anche A Che Serve L'Amore, cavalcata 'electro' che nella parte finale nasconde il campionamento del mitico rullante di Sunday, Bloody Sunday; Lui, Lei , L'altro, che rivela la passione del Nostro per Max Gazzè; e la conclusiva Accidenti A Te. Sì, proprio a te, Pietro Paletti, che col tuo disco ci hai mandato in loop cervello e lettore.
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