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Pubblicato da La Tempesta Dischi, esce dopo tre anni di attesa, il nuovo album della polistrumentista maceratese Beatrice Antolini: L'AB. Rispetto al precedente lavoro, Beatitude, il consolidamento di una maturità stilistica è lampante, sicuramente dovuto - come afferma lei stessa - anche grazie alla continua ricerca e all’osservazione del mondo circostante. L’AB è un vero e proprio one woman project in cui Beatrice ha scritto i testi, suonato tutti gli strumenti (chitarra, basso, batteria, percussioni, synth, piano e programmazioni elettroniche), arrangiato, prodotto, registrato e mixato tutti i brani.
L’album è una cruda analisi, tradotta magistralmente in musica, del mondo in cui viviamo, in cui si preferisce nascondersi dietro ad uno schermo, anziché provare esprimere liberamente le proprie emozioni. E’ una sorta di manifesto contro l’omologazione: quella emozionale, dovuta al totalizzante utilizzo dei social e quella personale, che ci spinge a voler assomigliare ad ogni costo e con ogni mezzo agli altri, senza domandarsi chi si è veramente. In Forget To Be infatti, Beatrice canta: “Aggrappato ad una luna stanca mi dimentico di essere, mi dimentico di esistere il silenzio è insopportabile”, potremmo tradurlo con: “dimenticarsi di essere, preferendo apparire”.
La stessa artista afferma che oggi si prediligono scelte facili e comode; si cerca di rendere il cuore impermeabile ai sentimenti, per paura di mettersi realmente in gioco e di soffrire.
Ogni brano presente nell’album è una perla rara, parte di un mondo sonoro eclettico ed avvolgente. Così come Forget To Be, anche l’altro singolo che ha anticipato l’album ha un testo dal duplice significato infatti, nell’elettro-ballad Second Life in cui la Antolini ricorda moltissimo la poetica e malinconica Kate Bush degli esordi, si parla di una seconda vita per cui si fanno buoni propositi, come provare ad essere delle persone migliori, non lasciare andare qualcuno che si è amato e non avere più paure e angosce. Allo stesso tempo però, l’ascoltatore viene portato a riflettere sulla vita che sta vivendo, ricca di emozioni surrogate che gli impediscono di viverla a pieno e, nel momento stesso in cui se ne rende conto, comprende che non vi è che il presente per migliorarla davvero.
In L’AB c’è spazio per toni cupi e inquietanti come in Subba, in qui le sonorità dark ricordano i Crystal Castles di Alice Glass. Diversissimo invece l’intro (quasi) hip hop - un po’ alla Kendrick Lamar - di Until l Became, dove il basso pizzicato e i tasti del piano danno vita ad un bel sound intenso e deciso. Beatrice Antolini è senza dubbio un’artista dalle mille personalità, detentrice di un gusto musicale impeccabile ed istrionico, che emerge in ogni singola nota suonata; come nella peculiare What You Want dal motivetto allegro-satirico che, dopo poco più di un minuto, cambia pelle trasformandosi in una coinvolgente elettro-dance.
L’AB si chiude con Beautiful Nothing, brano che non avrebbe affatto sfigurato in Violator dei Depeche Mode, in cui canta, in modo intimo e sofferto: “Dammi il niente, parlami di niente, bellissimo niente”, mentre Beatrice in questo album ci da tutto, ci parla di tutto. L’AB è un bellissimo tutto
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