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Buffalo Tom
Quiet and Peace
2018
Schoolkids Records
di Andrea Salacone
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Mesi fa abbiamo lodato su queste pagine la ristampa espansa di Let me Come Over, vertice della discografia dei Buffalo Tom uscito nel 1992.
Alla fine degli anni Novanta la band si era ritirata dalle scene per quasi dieci anni, per poi tornare con un paio di album non proprio entusiasmanti.
Quiet and Peace ci ripresenta dei Buffalo Tom convincenti: il complesso non viaggia più col pilota automatico e dimostra inconfutabilmente la ritrovata capacità di scrivere canzoni che arrivano al cuore di chi ascolta.
Sarebbe fuori luogo pretendere cambiamenti epocali dal trio formato da Bill Janovitz, Chris ColburnTom Maginnis, adorabili outsider della scena indie che per un breve periodo sono riusciti anche a mietere un discreto successo (per altro con un’opera, Big Letter Day, più orecchiabile ma meno riuscita del precedente Lp citato prima).
Con Quiet and Peace i Buffalo Tom tornano ad avvolgerci in un abbraccio caldo, le melodie spesso in bilico tra sussulti elettrici e tocchi leggeri di chitarra acustica. L’impeto di un tempo è quasi del tutto abbandonato, ci si muove su strade meno impervie, prevalgono le sfumature, i toni malinconici, affiorano venature tra il soul e il gospel.
Tra i pezzi da ricordare, la ballata elettrica All Be Gone, Overtime, la tenue See High The Hemloch Grows, la più movimentata Least That We Can Do, Slow Down, che inizia acustica per poi acquisire vigore. Trascurabile la rivisitazione di The Only Living Boy In New York (Paul Simon), unico brano debole di un disco che non delude
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//www.youtube.com/embed/ylnPVrq78Qc
17/05/2018 -
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