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Metz
Atlas Vending
2020
Subpop
di Andrea Salacone
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Con “Atlas Vending” i Metz, trio di Toronto giunto al quarto album, allieteranno le orecchie di tutti gli appassionati di sonorità frastornanti, ritmi martellanti e chitarre motosega.
Dieci pezzi che sembrano usciti dagli anni Novanta (tra noise, post-punk e hardcore): un baccano strepitoso, e nessuna possibilità di tirare il fiato durante l’ascolto del disco.
Il clima è opprimente e claustrofobico (Pulse, The Mirror, Draw Us In), i testi sono segnati da un groviglio di amarezza, rassegnazione, rabbia e frustrazione; ogni tanto l’andamento delle canzoni diventa meno irregolare, e più fluido e incalzante (No Ceiling, Sugar Pill).
La voce sgraziata può ricordare i Fugazi in diverse occasioni (Blind Youth Industrial Park, Hail Taxi); in altre, vengono in mente gli sconquassi dei Killing Joke.
Con Parasite entriamo nell’ambito di un parossismo hardcore, mentre brandelli di melodia affiorano nell’intro ipnotico di Framed by the Comet's Tail e nel riff di A Boat to Drown In, composizione che chiude l’album con una lunga coda strumentale.
Da sentire in cuffia, per godere appieno il tripudio di elettriche distorte stratificate che contribuscono all’impatto poderoso prodotto dal disco. In alternativa, lasciate che i suoni travolgenti di “Atlas Vending” erompano dalle casse del vostro stereo; senza lamentarvi, però, se il rapporto cordiale con i vostri vicini — è inevitabile — ne risulterà inesorabilmente rovinato…
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//www.youtube.com/embed/PRP9SerkGr8
30/10/2020 -
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