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Se la richiesta dell’opinione pubblica e del giornalismo musicale in senso generico fosse quella di produrre un qualcosa che definisse lo stile dei Greta Van Fleet, la risposta è stata data.
Anzi, è stata proprio sbattuta in faccia con violenza. A distanza di circa tre anni da Anthem of the Peaceful Army, il gruppo dei fratelli Kiszka ha pubblicato il 16 aprile il nuovissimo The Battle at the Garden’s Gate, anticipato dai singoli My Way, Soon, Age of Machine, Heat Above e Broken Balls, per la Republic Records. “Sta a noi cantare fuori dal silenzio” dice il frontman Josh Kiszka per la presentazione dell’ultimo lavoro che sulla maturità del gruppo afferma “Sicuramente dopo questo disco, siamo cresciuti in tanti modi”. Eccome se sono cresciuti! Hanno preso lo scomodo, ed enorme, paragone con la musica e lo stile dei Led Zeppelin frantumandolo completamente e pubblicando un album bellissimo, nuovo, coinvolgente e con un sound assolutamente inedito che si discosta in maniera piuttosto netta da quello stile che fino ad ora sembrava prevalere.
Tra l’altro un paragone che oggettivamente rischiava di essere solo una bomba da far detonare all’interno del gruppo che, non potendo logicamente competere con degli assoluti protagonisti come i citati Zeppelin, avrebbe potuto proseguire nel comporre musica completamente diversa e per tutt’altra tipologia di pubblico. E invece no: forti dei loro mezzi e consapevoli di essere compositori e musicisti di ottima fattura riescono non solo a cambiare sound, ma a farlo anche in grandissimo stile! Ed è già questa una piccola (ma allo stesso tempo di grandissimo impatto) vittoria da parte del gruppo, perché di fatto il nuovo disco è un successo già così.
Forse non sarà l’album della completa maturità, ma inevitabilmente è un processo che passa anche da produzioni di questo tipo. Se già con il precedente disco del 2018 l’asticella dell’ambizione era decisamente alta, con questo l’hanno scavalcata alla grande. I Greta Van Fleet stanno diventando grandi e tra i grandi vogliono rimanere, senza preoccuparsi troppo dei paragoni o dei traguardi che altri vogliono affibbiargli: scrivono bene, compongono bene, suonano bene e il divenire artistico è tutto nelle loro mani. L’album sembra avere una linea comune tra quasi tutte le tracce: un crescendo che si fa sempre più presente via via che le canzoni si avviano verso il ritornello, come se le strofe fossero semplicemente un’introduzione al cuore della canzone, dove la potente voce di Josh la fa da padrona ma dove allo stesso tempo di ascoltano vari suoni che creano un compendio meraviglioso di armonie.
Chitarre acustiche ed elettrice, batteria potente, tastiere particolari, archi che completano, basso presente dove serve. Non mancano certo i riferimenti alla situazione sociale attuale: “[…] riguarda la speranza e il superamento delle sfide che l’umanità deve affrontare. Viviamo in un mondo alimentato da istituzioni superficiali […]”. Discorso di presentazione dovuto? Si. Scontato? Assolutamente no. Ricordiamo comunque che l’età media dei 4 ragazzi originari del Michigan è di poco più di vent’anni e non è comunque per niente semplice per dei ragazzi presentare al mondo musicale un album con dei ragionamenti di un certo tipo quando, oltretutto, hai gli occhi addosso e le critiche che ti soffiano sul collo da sempre.
L’album si apre con i tre singoli Heat Above, My Way, Soon e Broken Balls che indicano la direzione artistica del disco, con quel crescendo di sonorità culminante all’interno dei vari ritornelli, che poi sfocia anche in tracce come Stardust Chords e Light my Love. Tra le altre troviamo anche canzoni che inevitabilmente hanno quel sapore di “passato” come la seguente Built By Nation, Caravel (con tanti colpi di ride della batteria che aggiungono quel tocco “vintage”) e The Barbarians che strizzano l’occhio proprio al sound hard rock anni ’70.
Opposte sono invece le tracce che in alcune parti presentano un sapore più “acustico” come Tears of Rain e Trip the Light Fantastic. Un album che in generale mette i Greta Van Fleet sotto i riflettori della grande musica internazionale e che ci fa comunque capire che questi ragazzi ci sanno fare davvero.
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