|
Per quanto possa sembrare strano, Cat Power, il cui singolo d’esordio risale a circa trent’anni fa, può essere ormai considerata quasi una veterana del mercato discografico.
Rispetto alle opere incise nella prima parte della carriera, l’apprezzata musicista è entrata da tempo in una fase più “classica”, e con lo splendido “Covers” dimostra ampiamente quanto sia in grado di impadronirsi di brani composti da altri autori e dar loro un’impronta del tutto personale.
Elemento ricorrente delle riletture, che crea continuità nella scaletta, è la scelta di canzoni con testi che non di rado riguardano dolori, dispiaceri, delusioni, amarezza. Le atmosfere sono notturne, avvolgenti, soprattutto grazie al lavoro impeccabile di basso e batteria; la chitarra accompagna e ricama, ma è la voce calda e profonda della Marshall a essere in primo piano insieme alla sezione ritmica.
Difficile segnalare qualche canzone in un album così affascinante. Tra le migliori, “Bad Religion” di Frank Ocean, “White Mustang” (Lana Del Rey) e “Against the Wind” (Bob Seger), alle quali viene donata una veste musicale radicalmente nuova. Convincente la sobrietà di “A Pair of Brown Eyes” (The Pogues) in una versione per voce e mellotron. “Pa Pa Power” (Dead Man’s Bones) viene interpretata in maniera più fedele all’originale, e anche senza il coro di bambini e il riff di tastiera a la Cure si rivela uno dei pezzi più riusciti tra quelli proposti.
Da sottolineare anche la singolarità dei brani selezionati, evidente, ad esempio, con “Endless Sea” (da “New Values”, non il primo LP che verrebbe in mente pensando a Iggy Pop) e “I Had a Dream Joe” di Nick Cave (che però, stravolta e addomesticata, appare un mezzo passo falso).
Cat Power rilegge anche sé stessa in “Unhate”, altro momento d’incanto del disco, ma ci fa sbalordire specialmente con “Here Comes a Regular” (The Replacements), che diventa una straziante ballata per piano e voce superiore (Paul Westerberg ci perdoni) all’originale. Anche la “I’ll Be Seeing You” interpretata da Billie Holiday è stata spogliata della sua leggiadria (resta comunque ammaliante).
In questo album, tra l’altro molto conciso, le cose vanno così: una dolce, talvolta rassegnata malinconia si è diffusa quasi ovunque. Una malinconia che rapisce, e dalla quale sarà facilissimo essere conquistati.
|