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Wovenhand
Silver Sash
2022
Glitterhouse Records
di Ida Stamile
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"Know the end rite From the beginning Only darkness taken From the first night"
C'è sempre stato un certo alone di sacralità ad accompagnare il sound dei Wovenhand, una sorta di costruzione sciamanica pronta a planare sulle orecchie di chi li ascolta. Silver Sash non è esente da questa visione atavica, da quest'anima ultraterrena. I testi lambiscono scenari biblici, paesaggi in cui la polvere dell'America originaria si muove tra parole profetiche e alchemiche, mentre i suoni si adagiano su uno stile che unisce quiete e potenza, intrecciando distorsioni, elettronica, cavalcate gotiche, apocalissi doom, inquietudini post-punk e resurrezioni neo-folk.
Per Silver Sash, che ha avuto una gestazione di quattro anni, lo sciamano David Eugene Edwards si è avvalso della collaborazione di Chuck French, chitarrista dei Planes Mistaken For Stars, attraverso un incessante scambio di idee. Il risultato è un disco profondo, folgorante e granitico, in cui l'anima interiore si muove tra i solchi del suono già a partire dall' opener Tempel Timber. Acacia ci conduce in lande desertiche, mentre Dead Dead Beat è una energica galoppata ritmica e The Lash custodisce derive industriali. La chiusura di questo rituale sonico è affidata alle oscurità elettroniche della titletrack.
Silver Sash è preghiera e invocazione, rito, dolore e spiritualità. È un album di un'intensità penetrante, liturgia sonora che pulsa in un tempo dilatato, esplorando i luoghi della mente e gli edifici, spesso mistici e decadenti, del sé.
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20/02/2022 -
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