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Origini italiane, Venezia per la precisione, e una vita passata tra Berlino, Parigi, Barcellona, Londra e in particolare New York dove ha vissuto negli ultimi anni (prima di tornare recentemente a vivere in Italia), Rosita Kess, cantante, autrice e strumentista dalle mille influenze e dai mille colori, sta per pubblicare il suo quarto disco che si intitolerà Yelema, che nella lingua bambarà del Mali si può tradurre con l’inglese ‘transitions’, quindi transizioni, passaggi.
Un titolo che riflette le personalità dell’autrice capace con sinuosa naturalezza di passare da un paesaggio sonoro ad un altro, tra tango e deserto, Argentina e Nord Africa, anche all’interno dello stesso disco, senza perdere identità o credibilità. Tre singoli sono già stati pubblicati negli scorsi mesi e presentano tutti delle collaborazioni di altissimo livello: Life I used to live, una ballad dall’incedere ‘americana’ con ospite Valerie June a dividersi le linee vocali con la Kess; Obikè, un energico up time tra fiati, percussioni, cori africani e ritmica funky che rimanda al periodo vissuto a New Orleans dalla cantante di origini italiane, e con la partecipazione del trombettista Jordan McLean, che segna il pezzo con gran carattere; il terzo singolo, Avenir vede il featuring alla chitarra del solito straordinario Marc Ribot, inconfondibile nel marcare col suo tocco il brano dal forte accento tra deserto e Mediterraneo, e di Yacoub Sissoko alla kora, arpa a ponte tipica dell’Africa occidentale.
Oltre ai tre singoli, abbiamo sentito in anteprima tutto il disco che presenterà altre sette canzoni, tutte scritte da Rosita Kess, e che verrà pubblicato e distribuito prossimamente probabilmente da una label francese I brani sono tutti di grande atmosfera e suggestione, senza mai indugiare su soluzioni semplici o accomodanti, ma con l’intenzione costante di accompagnare l’ascoltatore in un percorso dai sapori persistenti, e sedurlo con un immaginario sonoro in costante movimento: il crescendo di Sparkling Precipice che ricama magistralmente su una stessa frase arricchendola via via di strumenti, la ritmica incalzante di Mystical Love, o il fraseggio jazzato tra organo e tromba di Finally You. La conclusiva The south and the river, dolcissima tra pianoforte e violoncello, chiude Yelema, un disco che merita attenzione e ascolto, per i tanti riferimenti e le tante influenze che lo caratterizzano. Come li merita il talento migrante e multietnico di Rosita Kess, partita qualche anno fa dall’Italia verso il mondo, e adesso tornata alla sua terra d’origine, portando il suo bagaglio di musica da mondi lontani.
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