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Quarta riedizione in una ventina d’anni per il classico, fulminante Lp d’esordio dei Gun Club, prodotto da Chris D (Flesh Eaters, e poi Divine Horsemen) e Tito Larriva (Plugz), e pubblicato nel 1981.
La Blixa Sounds ha già deliziato i fan del gruppo con la versione rimpolpata di “Miami”, secondo, imprescindibile album inciso da Jeffrey Lee Pierce e compagni. Ora ci costringe a ricomprare “Fire Of Love”, arricchito com’è da un secondo LP contenente un’esibizione tenuta a Los Angeles nel 1981 e da numerose fotografie e locandine di concerti.
Degne di considerazione anche le liner notes di Terry Graham, membro del complesso e già batterista dei Bags, con osservazioni non prive di svolazzi ma utili per contestualizzare l’operato della band.
Evitiamo commenti su quanto i Gun Club e il loro sfortunato frontman siano diventati da tempo nomi di culto su cui si è speculato con uscite (talvolta, di dubbia legalità) che riportavano soprattutto performance dal vivo, e lasciamo parlare il cuore.
Malgrado i quarant’anni passati, la malia esercitata dai solchi di questo disco (per non parlare delle immagini sulla copertina) continua ad attrarre con la sua personalissima sintesi di inflessioni blues e sonorità deraglianti che hanno la forza travolgente del punk. Assalti veementi e serenate ipnotiche, commenta Graham. Chitarra slide e punk rock, una formula all’epoca pressoché inaudita. Testi con suggestioni dal genere letterario Southern gothic, ricchi di riferimenti a reietti, omicidi, oscure presenze nel buio, nativi, rituali, sesso, treni, cimiteri, e spesso un senso di minaccia o tragedia incombenti.
I ritmi sono ora martellanti (“Sex Beat”, “Fire Spirit”) e trascinanti (“She's Like Heroin To Me”, la fenomenale “Ghost On The Highway”, “Black Train”), ora più misurati (“Promise Me”, l’ipnotica “Jack On Fire”, l’energia trattenuta di “Goodbye Johnny”). Notevole l’alternanza di momenti a rotta di collo e brevi pause nella rilettura di “Preaching The Blues” (Robert Johnson), con la batteria che viaggia su velocità quasi hardcore e lo yodel di Jeffrey Lee Pierce, e in “For The Love Of Ivy”, punteggiata da linee di chitarra surf.
Il concerto al Club 88 documenta le due anime del disco, ma predominano l’irruenza e il trasporto con cui sono eseguiti i pezzi, alcuni dei quali verranno inseriti nelle scalette dei dischi registrati in seguito dalla band. Da segnalare “Preaching The Blues” col cantante che sembra indemoniato; il country sfregiato e reso punk di “Railroad Bill”; l’impeto di “Bad Indian”, “Devil In The Woods”, e “She's Like Heroin To Me”, quest’ultima ancora da rodare dal vivo, tanto che, dopo una falsa partenza, il brano viene ricominciato daccapo.
Lp eccezionale, e ristampa inappuntabile.
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