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Conosciuto/riconosciuto o meno dal grande pubblico, un contributo determinante alla popular music del Novecento i Pixies l’hanno già dato. Cosa pretendere di più da Frank Black e compagni? Quanti gruppi possono vantare un repertorio eccezionale come il loro, che, tra l’altro, dal vivo fa faville, come è stato evidente durante l’esibizione estiva all’Auditorium di Roma?
E come comportarsi nei confronti delle nuove uscite del complesso? Riverenza acritica o valutazione spassionata?
Il recente “Doggerel” si apre con un pezzo “Pixies al cento per cento”: Nomatterday segue uno schema collaudato fondato su basso e batteria, inserti di chitarra elettrica, giochi di parole nel testo, e il cantato/parlato di Black, a cui si aggiunge un insolito cambio di tempo nel ritornello. Niente male.
La sei corde surf e l’acustica che accompagnano Vault of Heaven rimandano a pagine del passato della band, ma il brano è floscio. Il vigore torna in Dregs of the Wine, con citazione Kinks/Van Halen e un repentino cambio di atmosfera, senza però che l’episodio desti particolare entusiasmo.
La dolcezza di Haunted House è sicuramente piacevole, ma seguono riempitivi come Get Simulated, The Lord Has Come Back Today, e Thunder & Lightning, che, nonostante le armonie vocali leggiadre, paiono abbastanza insulsi. La formula è abusata, le melodie trite.
Arrivati a There’s A Moon On siamo già esausti. Una canzone gradevole, ma niente di più. Priva di attrattiva Pagan Man, mentre in Who’s More Sorry Now? si compie per un attimo la magia dei Pixies, che quando colpiscono nel segno sono ancora capaci di trasformare sequenze di accordi semplicissime in un piccolo incanto.
È un colpo di coda inatteso e gradito, che continua con i fremiti di You’re Such A Sadducee, il cui slancio è stemperato dalla tranquilla Doggerel in chiusura di scaletta.
Quante volte torneremo ad ascoltarlo, però, questo album? Verrebbe da dire poche, prima di riporlo devotamente sullo scaffale con la discografia della band in bella vista. L’impressione che il gruppo si sia limitato a timbrare il cartellino è, insomma, nettissima, anche se un’osservazione del genere scatenerà le ire dei fan più oltranzisti
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