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Lambchop
The Bible
2022
City Slang
di Giancarlo De Chirico
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Nuovo album per i Lambchop di Kurt Wagner, una band tanto sofisticata e intelligente quanto imprevedibile.
Questo “The Bible”, appena uscito, non fa eccezione e ci regala atmosfere cinematiche e piacevolmente jazzate che fanno da sfondo alla voce calda e affascinante di Kurt, sempre più a suo agio nel suo ruolo di “crooner”. Per la prima volta nella storia musicale dei Lambchop, Wagner si è dichiarato disponibile a confrontare le sue visioni musicali con altri, con musicisti che neanche appartengono all’area della vecchia Nashville, da sempre suo unico e solo punto di riferimento. Si tratta di Andrew Broder, al pianoforte, e di Ryan Olson, che si è dedicato anima e corpo alla produzione del disco. Il nuovo lavoro si intitola “The Bible” e approfondisce tematiche importanti, tutte riconducibili al nostro passaggio come essere umani sulla Terra.
Wagner, pur non essendo persona religiosa, cerca di dare risposte ai tanti perché della vita di tutti i giorni in nome di una ritrovata spiritualità, che si rivela quanto mai necessaria in particolare adesso, che si è avanti negli anni, che si avverte l’avvicinarsi della fine. Non è infatti un caso se una composizione come “His Song Is Sung” abbia un’impronta così solenne e di certo anche triste, e ancora non succede per caso di ascoltare una ballata bellissima come “Whatever Mortal” oppure la storia del padre ultranovantenne che viene cantata su “ Little Black Boxes”. Tutto questo però è trattato con un garbo e con una eleganza che non trovano uguali nel panorama musicale in cui viviamo e Kurt Wagner sussurra le sue canzoni, con vellutata gentilezza e anche con un pò di timidezza.
Le nuove canzoni dei Lambchop lasciano in parte l’attenzione per l’individuo e abbracciamo il mondo ed è un piacere ascoltare una “slow ballad” come “Every Child Begins The World Again” o l’incredibile “ Police Dog Blues” che prende spunto dagli incidenti razziali di Minneapolis del 2020 ed è un rifacimento di un vecchio “gospel” scritto da Blind Blake nel 1929. Gran parte dei brani di “The Bible” sono stati registrati durante il “lockdown” e alcune tracce musicali sono il risultato di un lavoro a distanza, “da remoto”, fra i tre musicisti. Citazioni jazz si alternano a momenti di “country music” o a incursioni “disco” o nella musica “funk” e vanno a comporre una sorta di “patchwork” sperimentale di altissimo livello, che ci dona una musicalità calda, contemplativa e pensante. Un album a cui abbandonarsi all’ascolto con fiducia, sarete ricompensati.
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11/10/2022 -
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