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“Who is behind the filter, who’s behind the mask? How much of yourself is left in you? ”
ID.Entity, ottavo album in studio della band progressive rock polacca dei Riverside (Piotr Kozieradzki - batteria, Maciej Meller – chitarra elettrica, Mariusz Duda – voce, basso, chitarra elettrica e acustica - Michał Łapaj – tastiere e sintetizzatori, piano Rhodes e organo Hammond), era un album necessario.
Dopo la morte improvvisa di Piotr Grudzińki, splendida chitarra presente nella formazione sin dagli esordi nel 2001, il gruppo aveva scritto con il precedente Wasteland l’epitaffio malinconico e dalla trama post-apocalittica, in cui raccontava di vicende immaginarie altresì sovrapponibili al disfacimento del quotidiano che li aveva inghiottiti. La pandemia e il conseguente lockdown hanno imposto poi nel 2020 il più brusco degli stop a tour e progetti di gruppo, lasciando spazio ai singoli membri per portare avanti lavori individuali, vedasi la “Lockdown Trilogy” di Duda o il disco “Are You There” di Łapaj.
Più o meno nello stesso periodo in cui il covid diveniva parte del dibattito collettivo Maciej Meller, chitarrista e amico di Mariusz Duda da tempo, entrava ufficialmente a far parte del gruppo che così poteva di nuovo dirsi “completo”.
“…In a place like this you must Watch your step all the time I guess it was that word Or your stream of thoughts Maybe you should know the world Has changed since our last talk…”
Arrivati alla primavera del 2022 vi fu l’annuncio che la formazione polacca era al lavoro su di un nuovo capitolo discografico, con il titolo, la cover ed il primo singolo che sarebbero arrivati solamente ad ottobre dello stesso anno. Uscito il 20 gennaio 2023 per l’etichetta Inside Out ID.Entity è composto da sette tracce (più due bonus nell’edizione deluxe) ove i Riverside raccontano, con la peculiare sensibilità artistica che da sempre li contraddistingue, i demoni e gli spiragli di luce che permeano la convergenza culturale dell’oggi dove la tecnologia con i suoi derivati è parte pervasiva di ogni substrato del tessuto sociale. L’artwork assume in questo senso lo specchio emozionante di ciò che la musica andrà ad esprimere una volta avviato l’ascolto. Opera dell’artista e fotografo Jarek Kubicki (che aveva già collaborato con Duda in un paio di occasioni tra cui la copertina dello splendido Under the fragmented sky del suo progetto solista Lunatic Soul) la cover e le immagini all’interno del booklet divengono raffigurazioni frammentarie dei colori, ora tenui, ora saturi, che permeano note e parole.
Come lo stesso Kubicki ammetterà questo è il suo progetto più colorato di sempre. Nella versione deluxe, che include un artbook esteso di 44 pagine, ciascuna figura riesce a beneficiare del più ampio spazio che il formato a libro garantisce risultando ancor più vivida e meravigliosa. ID.Entity scorre fluido come le trame che tesse nelle sue liriche, ogni brano ha caratteristiche peculiare di struttura e lunghezza, ma ciascuno è rinvigorito dal groove che tutti e quattro i componenti alimentano senza sosta.
Perché dunque, come dicevo all’inizio, era questo un lavoro imprescindibile in questo momento?
“Who do you pretend to be To please everyone? Who are you imitating now?... ”
“Friend or Foe?”, biglietto da visita del concept album, ne è cartina tornasole perfetta poiché dà una prima e decisa risposta a questa domanda: cambiamento. Non nell’anima, che rimane caleidoscopica e fascinosa, ma nei suoni e nelle gradazioni tonali in cui il suono veleggia allontanandosi in parte dalle acque più malinconiche degli esordi rielaborandone al contempo lo spirito. Un rinnovamento che doveva esserci per poter chiudere una fase e aprire nuove prospettive. Senza però rinnegare sé stessi, ma anzi mantenendo il vigore originario, che è sempre lì, anche se magari come in questo primo pezzi si fa strada tra synth ed atmosfere che rimandano ad un decennio sfavillante come quello degli anni 80.
C’è un’effimera bellezza nel basso possente che sguinzaglia lingue di fuoco minuto dopo minuto, c’è vigore nella batteria che detta il tempo mentre la chitarra richiama alla memoria sogni dimenticati e dischi impolverati.
“…Being tracked Being parsed Being mined Modified Being used Being searched Being lied to Monetised All that we've got Is not for free at all…”
La ricerca della propria identità, del proprio sé, in un universo che è contemporaneamente qui ma anche lì, il bisogno del singolo di comprendere come difendersi ed in che modo riconnettere sé stesso agli altri, mediando costantemente tra un filtro blu e un paio di lucide pupille.
“…I've tried many times In different ways To get out from the drawer With your favourite tag And when I felt this time it would be all right You decided to lead me on your "right path" Teach me humility…”
Alcuni interludi vocali robotici, che si appropriano della personalità di qualche IA (“Landmine Blast”) o come nel disclaimer posto all’inizio di “Big Tech Brother” che invita ad accettare fantomatici “termini di servizio”, si inseriscono come reminder della società del controllo. Ogni passo avanti lungo la tracklist svela nuove sfumature, a volte cristallizzati in rabbia esplosiva, altri in assoli melodici che avvolgono come una coperta.
Inutile negare il fatto che vi sia qui una cura certosina ed una crescita costante di scrittura e costruzione per ciascuno dei musicisti, laddove la sensazione pervasiva è quella di un infinito concerto live fuso insieme alla rifinitura propria di una lavoro in studio. Culmine di questo processo è la traccia più lunga del full-lenght, “The Place Where I Belong”.
“…I don't have to be the best Feel pressure all the time "The winner takes it all" is not my thing Stop comparing me To someone else's dreams Let me stay in the place where I belong…”
Nei suoi tredici minuti si concretizza quella che è la tipica scrittura di un suite progressive, dove, nel corso di diversi “movimenti”, si viaggia tra stili divergenti e complementari. Menzione speciale va alle due tracce bonus, “Age Of Anger” e “Together Again”, splendide strumentali dal taglio epico e coinvolgente. “Who are you in these strange times? Are you still yourself or have you started play the role of someone else? ” si chiedono e ci chiedono i Riverside in apertura dell’artbook. Disamine brillanti come quelle di ID.Entity, se convertite in un dibattito costruttivo, non potranno che generare risposte e nuove riflessioni.
Forse, nuove identità.
“…I told myself I don't need it Scrolling, watching, reading I told myself I don't need it To know what kind of world we live in And then I realized I'd lived in self-denial And didn't even try To understand, to recognize Just wanna be close to you I wanna feel you close to me I wanna be close to you Being complete for the first time…”
Tracklist
Friend or Foe? Landmine Blast Big Tech Brother Post-Truth The Place Where I Belong I'm Done With You Self-Aware
Bonus Disc
Age Of Anger Together Again
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