Il disco è uscito il 13 Gennaio del 2023 ed è destinato a rimanere come ultima testimonianza del genio e del talento musicale di Ryuichi Sakamoto, il noto pianista e compositore giapponese che è venuto a mancare il 28 Marzo del 2023 dopo aver lottato invano per circa nove anni contro un brutto male.
Sapevamo che la situazione si era aggravata e che le terapie a cui si era sottoposto prima in Giappone poi negli Stati Uniti non avevano più l’effetto desiderato. In tutto questo periodo lui ha continuato a vivere e qualche volta si è anche esibito in concerto, come quella sera con Alva Noto, all’Auditorium, Parco della Musica, nel mese di Novembre del 2019. Lo avevo conosciuto personalmente diversi anni prima, persona riservata e naturalmente timida, nonostante la grandezza della sua musica e il suo “status” di compositore che lo aveva reso figura di fama internazionale. Gentile e attento sia alle persone che ai particolari, innamorato della vita in tutte le sue forme, ancora di più della musica, di tutta la musica, dalla classica al jazz, dal pop al rock, fino alla techno.
Erano tantissimi i dischi che ascoltava con attenzione e poi custodiva con cura in una collezione che costituiva il suo arredo domestico, semplice e austero. Era tanta la musica che componeva, sempre più spesso in solitudine, all’interno della sua casa/studio. All’inizio del 2021 Sakamoto ha dovuto abbandonare i tanti progetti in cui era coinvolto, ma non ha mai smesso di suonare. L’approccio però è stato diverso: è stato quello di provare a dare una risposta all’impossibile, a quell’enigma che rimane il senso della nostra vita qui sulla Terra. Ha affrontato con serenità e con lucidità l’inesorabile, si è misurato sul piano sia filosofico che musicale con la dimensione del vuoto che accompagna la morte.
Nasce così “12” (che verrà pubblicato in vinile e su cd soltanto alla fine del mese di Aprile o nei primi giorni di Maggio 2023) una raccolta di momenti di illuminazione tradotti in musica, trasformati in altrettante piccole gemme talmente belle da togliere il fiato. Si tratta di un disco solo strumentale, composto fra il 2021 e 2022, e contiene dodici brani scritti in momenti diversi. Le date della stesura definitiva costituiscono i titoli delle varie composizioni. Un modo di procedere scarno ed essenziale, come d’altronde era l’ultimo Sakamoto, sempre coerente con quel minimalismo a cui si ispirava la sua produzione più recente. Ci sono almeno tre brani improntati all’elettronica e alla musica “ambient”, una composizione invece riproduce il suono di campanelle giapponesi agitate dal vento, mentre il resto del disco ci propene partiture per piano solo, dal ritmo dilatato, che vanno a rasentare i confini della musica contemporanea.
Una musicalità dolente, ma fluida, che non è mai autoreferenziale, che non è mai densa. Un album che alterna le note di pianoforte a momenti di sospensione, di silenzio. Un’opera definitiva e a suo modo moderna, che esprime come meglio non poteva la poetica musicale del grande Maestro. Uno sperimentatore aperto, la cui creatività musicale è entrata a far parte stabilmente degli aspetti più belli della nostra vita.
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