Nuovo album per Raffaele Spidalieri, originario di Campobasso, in Molise, dove è nato nel 1971 e dove ha cominciato a suonare il pianoforte da quando aveva 6 anni.
Ma Raffaele Spidalieri non è solo un compositore di pregio, ma anche un dottore ed esercita come neurologo presso l’Auxilium Vitae di Volterra, dove è stimato da tutti. Due passioni solo in apparenza inconciliabili, perché Raffaele attraverso la musica ha un modo diverso di relazionarsi con i suoi pazienti mentre - grazie alla medicina - capisce meglio il senso della vita. Adesso con la pubblicazione di “Il Segno dell’Acqua”, il suo terzo album in ordine cronologico, ritorna a pubblicare dischi dal lontano 2013, quando uscì “Le Farfalle Non Fanno Confusione”. Sono passati dieci anni da allora, un periodo di tempo veramente lungo, durante il quale Raffaele ha cercato di mettersi in sintonia con quella luce interiore che è dentro ognuno di noi e che - quando riusciamo a trovarla - illumina il nostro cammino.
Durante il lockdown Spidalieri ha letto e studiato molto e ha avuto modo di rielaborare esperienze, viaggi, speranze, successi personali, ma anche fallimenti, fino a mettere insieme dieci nuovi racconti musicali di grande levatura, sia sul piano delle liriche che degli arrangiamenti. Dopo essere stato inserito soltanto sulle piattaforme digitali, il disco esce ora anche su vinile, risultato di una scelta ben precisa da parte di Spidalieri che ha inteso recuperare il senso dell’oggetto disco in tutta la sua concretezza, in una società che tende alla dematerializzazione, che cerca di sminuire il valore alle cose. Su “Il Segno dell’Acqua” Raffaele Spidalieri ha inserito riflessioni e ricordi, spunti letterari e i risultati di una sua indagine sui tanti e diversi aspetti dell’animo umano. Un disco come questo racchiude elementi dalla natura profonda che rispecchiano il lavoro delle altre persone che hanno risposto all’invito di partecipare al progetto e lo hanno reso migliore.
Ci riferiamo a musicisti come Mauro Grossi, pianoforte e tastiere, Luca Ravagni, ai fiati, alle tastiere e all’elettronica, Diego Perugini alle chitarre, Franco Fabbrini e Ares Tavolazzi (ex Area di Demetrio Stratos), al basso elettrico e al contrabbasso, e infine Andrea Beninati, Gianni Cerone, Gianluca Meconcelli, alla batteria e alle percussioni. Titoli come “La Figlia Del Dottore”, “La Follia”, “Il Re del Mondo”, “Il Segno dell’Acqua” e le bellissime “In Viaggio” e “12 Magi” sono canzoni intime e personali, ma fanno riferimento anche a testi classici, che vengono riletti con modalità nuove. Un album prezioso, tutto da ascoltare, occasione di nutrimento per il cervello, ma anche momento di liberazione dalle sofferenze personali, grazie al potere lenitivo della musica, cosa che Raffaele sembra conoscere molto bene.
Spidalieri nasce musicalmente sotto l’influenza dei grandi cantautori italiani degli anni Settanta, da Guccini a Fabrizio De Andrè, ma lui studiava Bach, Mozart e tanta musica classica e non disdegnava il suono dei Rolling Stones o anche dei primi gruppi Prog. Uno spirito libero quindi che ha imparato - attraverso la musica e la letteratura - l’arte di ricominciare daccapo, cosa che gli è servita molto anche per la sua professione. Un’opera ricca di contenuti, che proviene da un artista maturo e molto consapevole, un disco da non ascoltare distrattamente.
Prendetevi del tempo, fatelo suonare nel silenzio della vostra casa: soltanto così potrete comprenderlo pienamente e farlo vostro.
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