Guccini diceva che a canzoni non si può far poesia ma quella del maestrone era una chiara provocazione: i versi poetici nascono con la musica.
È stato più difficile per Claudia Crabuzza, voce originale della musica sarda, trasporre sul pentagramma undici testi tratti dai romanzi di Grazia Deledda, premio Nobel per la Letteratura. Un’operazione che è ha portato la letteratura alta dentro la canzone. “Grazia, la madre” è il titolo del CD, pubblicato assieme a un bel libretto, nello stile dell’editore Squilibri. Perché questo titolo? “La Deledda è la madre della cultura sarda”, spiega Claudia Crabuzza, “è una donna che ha precorso i tempi, è madre per l’innovazione portata in letteratura, per la modernità dello stile, per la libertà della sua espressione artistica e per aver trasformato il piccolo e angusto mondo delle sue origini in un racconto universale di esperienza e di volontà di emancipazione.
L’idea del CD-Book è di Stefano Starace che spiega: “Leggere i romanzi di Grazia Deledda ha fatto nascere in me l’idea e il pensiero che bisognasse rendere onore a una grandissima della letteratura. Una scrittrice influenzata dal verismo, dal realismo, dal naturalismo francese e soprattutto dai grandi narratori russi. Mi sembrava di trovare molta attinenza tra sardi e russi ma anche con i nativi americani dove la Barbagia era il Gran Canyon e i ranch le tancas, secondo segrete connessioni già messe in risalto, in musica, da De André nel disco dell’Indiano”. Claudia Crabuzza, voce per due anni dei Tazenda, aveva cantato in precedenza Victor Jara e Violeta Parra e quindi era chiaro a Starace che sarebbe stata l’interprete ideale dei testi sulla Deledda. Ma nella lavorazione il disco è diventato un’opera collettiva; tanti i musicisti che vi hanno partecipato, dal grande Stefano Saletti, artefice della Banda Ikona, a Canio Loguercio, da Elisa Carta a Mirco Menna. Gli arrangiamenti sono stati curati da Andrea Lubino e Fabio Manconi che suona anche la chitarra e la fisarmonica; alla batteria Andrea Lubino, al basso Massimo Canu e poi tanti gli ospiti nelle undici canzoni del CD: da segnalare, tra gli altri, l’intervento di Tony Chessa al flauto traverso; Michele Garofalo e Roberto Chelo al corno; Emanuele Dau tromba e Stefano Saletti al bouzouki. Un album corale, dunque, che ci fa vedere i paesaggi della Sardegna antica. La voce di Claudia Crabuzza ci riporta al silenzio delle campagne, alla terra fredda, dal gelo dell’inverno alla festa della primavera: “I grappoli e le spighe/ gravidi di sole/ il miracolo è avvenuto/ la vita è celebrata/ la vacca sultanesca/ sdraiata ruminava/ senza nulla in bocca/ la vita è celebrata/ Sii gentile con la vite e il grano/ il sangue e la carne della terra”. Il book di SquiLibri è accompagnato dai dipinti di Narcisa Monni, dalle fotografie di Marianne Sin-Pfaltzer e dagli scritti introduttivi all’album di Dino Gesuino Manca, Neria De Giovanni, Antonello Zanda. Infine, grazie a un QR Code è possibile vedere il documentario sugli “Itinerari deleddiani” curato da Remo Branca nel 1962.
Grazia, la madre Claudia Crabuzza
Il CD: 1) La vite il grano; 2) La solitudine non si muove; 3) Tra me e te; 4) S’Edra; 5) Fra cent’anni un’altra; 6) Il regno dei sogni; 7) Una cosa da niente; 8) Sa erentzia de sos barones; 9) Visi in fondo al pozzo; 10) Occhi morti; 11) Filos de prata.
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