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Ginez e il Bulbo della Ventola
Ginez e il Bulbo della Ventola: quell’aria latina, al tramonto, alcolica
di Domenico Capitani
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È inevitabile il richiamo a Capossela che quasi sembra ovvio anche per Ginez che non penso si faccia problemi a metterlo in scena. Talmente ovvio che ritroviamo anche quei glissati che un poco la strozzano la voce, forza ed enfasi di un’espressività che poi si lancia in qualche apertura melodica come a concedersi il debito riposo. E poi quelle sillabe masticate con fare “alcolico” che molto richiamano alla mia mente un acerbo Stefano Vergani… e la famiglia è sempre quella, famiglia fatta di un sapore latino e jazzato, fumoso e alcolico, di cilindri, papere, politicanti e circensi, poltrone e saltimbanco. Ginez e il suo Bulbo della Ventola pubblica un terzo disco dal titolo “Sambuca Sunrise” che di certo non svetta dentro rivoluzioni estetiche ne di innovazioni stilistiche. Anzi, semmai conferma il talento e la grazia, come se le formule primigenie trovino la maturità sperata. Brani come “Benzene” o come “Lettera” penso svelino a pieno quanto ormai alto sia divenuto lo stile e la forza con cui i nostri padroneggiano la materia. Forse ho meno apprezzato la sua voce quando si concede ballate meno “alcoliche” e più pop/rock: e si ascolti “Memorie di un poeta” o la chiusa dell’ascolto affidata a “È qui”. La scrittura e il suono dei musici chiede alla voce di Ginez delle aperture pop che probabilmente non gli vestono bene addosso e questo sembra cozzare anche con il resto dell’ascolto che invece svetta di bellezza e potenza cinematica nel resto della tracklist, forse in primis citerei proprio la title track, complessa di sapori latini (anzi balcanici a tratti). Il suono anche non cerca la rivoluzione e stavolta si veste anche di violini appunto (Simone Rossetti Bazzaro), di una fisarmonica (Carlo Ormea), dell’Hammond (Piero Dondi) e di una tromba fumosa (come degna conseguenza della scena del tutto) a firma di Raffaele Kohler. Nello specifico non amo (in generale) quando certi strumenti così caratterizzanti inciampino sulla melodica vocale: si ascolti ad esempio “Le luci della sera”, si ascolti quanto troppo spesso il dialogo di tromba vada ad innestarsi sulle liriche distraendomi dall’ascolto. Come se due persone si parlassero sopra… “Sambuca Sunrise” si fa piacere e si fa “bere” tutto d’un fiato anche se in alcune sorsate sento dell’acido raschiare la gola (tanto per far di metafora). Ci saremmo attesi melodie più forti ma di sicuro la maturità, quando arriva, non ha troppo bisogno di orpelli estetici per dimostrare un equilibrio che Ginez ed il suo caro amato Bulbo dimostrano ampiamente in ogni angolo del disco.
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05/06/2023 -
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