Il Barone Lamberto ha sempre saputo come unire il rap al pop, il tutto contaminato di colori decisamente metropolitani. C'è sempre stato il ferro e il cemento dei palazzi dentro la sua musica. C'è sempre stata una città, possibilmente di notte... Dunque vederlo in un campo assolato di una giornata antica (sembra di stare negli anni '80 nel video di "Zenit”), tra amici durante una domenica di “picnic al lago”, fa strano, come dire...
"Zenit” dunque sembra un brano che visivamente esce fuori dalle attese che avevo di lui. Ma non lo contraddice, anzi: volendo ho l'ennesima conferma dell'artista polidimensionale che è. Kheyre Yusuf Abukar Issak, questo il suo nome all'anagrafe, pubblica un nuovo disco dal titolo "Bravo”: per come la vedo io penso sia proprio un disco politico, sociale, che dal vissuto personale poi semina massime e denunce che possono benissimo ritrovarsi nella vita di tutti. Ed è ormai un taglio che oggi troviamo spessissimo nell’opera delle nuove penne ma anche di quello delle antiche glorie. E torniamo a bomba: come fossero 11 spaccati di vita questa nuove canzoni, come fossero finestre nel tempo e nelle abitudini che abbiamo tutti: "Zenit” ne è solo una, un fermo posta, un ponte che dal passato arriva al futuro.
Ma andiamo oltre. Il disco si apre con un brano (questo si metropolitano, anzi underground in modo eccentrico) come "Facile” e il leitmotiv del disco viene fuori: da piccoli era facile stare al mondo? E quanto sono facili tante cose che da piccoli sembrano avere una faccia che poi da grandi scopriamo di esserci totalmente sbagliati. Chi cambia, noi o loro? E sono tantissime le chiavi di lettura che si lasciano trovare con facilità… colori esotici, rimandi indiani nel sottobosco di "Savasandir”, eccentrici ricami anche nel modo di pensare alla lirica perché Il Barone sa bene che deve e sa sfoggiare anche le abbreviazioni dei nuovi adolescenti.
Ma a dirla proprio tutta, questo sinceramente l'ho trovato meno coerente e troppo ruffiano tanto da traghettare i brani in una dimensione assai populista e ruffiana. Le mode lui le pettina ma non sembra di accoglierle tranne quando sfoggia rime assai facili ricorrendo, ad esempio, ad una "pula" che fa tanto di "bro" e ye ye di periferia dannata… dannata si ma con l'iphone alla mano...
Però poi ci sono diversi momenti alti davvero nella scrittura, un taglio internazionale oserei dire nonostante la lingua italiana. E lo sento spudoratamente dentro "Blu” o dentro "Anno dopo anno dopo anno”: il taglio losangelino, forse appena lounge di questi incisi in "controluce" o in ombra, di voci cantilenanti in un suono che non ha fretta di sviluppare le sue ragioni. E che bello questo "caldo torrido" che arriva pensando a quali immagini si lasciano ispirare.
Magistrali anche gli arrangiamenti della title track: ecco quanto dico che Il Barone Lamberto sembra fare un rap tinto di pop come potrebbe ben riuscire ad uno come Tim Burtion. Suoni che giocano, suoni che mostrano, innesti allegorici e tutto il brano diviene un circo che va in scena. E che bel momento sociale dentro "OK GOOGLE”, il nuovo singolo lanciato in radio il prossimo 23 giugno... l'amore ai tempi di internet, con un attrezzo malefico come Google: la versione pop metropolitana di quel mitico film "Lei” di Spike Jonze, dove Joaquin Phoenix si innamorava di una donna virtuale da comandare a voce. Il futuro è arrivato...
Questa è solo una diapositiva anche sommaria del nuovo disco de Il Barone Lamberto, figlio di questo tempo che lui, va detto, destreggia benissimo: ci scherza, ci gioca, lo prende in giro, lo colora come viene, pare senza troppo pensarci, dimostrando invece di aver calcolato tutto come anche quel piglio alla moda forse troppo fuori target per uno lui. Non ha più vent’anni insomma… se si distaccasse dall'eterna adolescenza forse farebbe davvero quel salto che merita... forse...
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