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Elli de Mon
Pagan Blues
2023
Area Pirata
di Giancarlo De Chirico
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Sono quasi dieci anni che Elli de Mon cerca di esplorare i territori del blues e indaga sulle diverse sfumature di questo genere musicale, soprannominato la Musica del Diavolo.
Ma su questo “Pagan Blues” la sua adesione al blues delle origini, quello più primordiale e selvaggio, è totale. Il nuovo album della “one woman band” veneta rappresenta il punto più alto della sua ricerca sul campo, tanto determinata quanto appassionata, di quelle sonorità. Polistrumentista, compositrice e “vocalist”, Elli ha riversato nei nove brani che compongono il disco la sua personale visione del blues, fortemente influenzata in parte da autori del passato - come Bessie Smith e Mississippi Fred McDowell - in parte da nomi più recenti, su tutti la PJHarvey di “To Bring You My Love”. L’album possiede una notevole unità compositiva e alterna ballate acustiche a sferzate elettriche che recano il segno di quel malessere esistenziale proprio del blues.
Brani come “The Fall” , “I Can See You” e l’incalzante “Ticking” riflettono la predisposizione di Elli per un crescendo elettrico, malevolo e tonante. “Desert Song “ , “Star” e la drammatica “Troubled” rappresentano invece l’altra faccia della medaglia dell’approccio dell’autrice: ballate acustiche , ma nient’affatto delicate e sognanti. C’è sempre un’inquietudine di fondo nelle composizioni di Elli , che trasuda dai solchi delle sue composizioni. “Catfish Blues” (rilettura molto ben riuscita del brano di Robert Petway) è un brano cadenzato e ipnotico dotato però di un crescendo micidiale. Una atmosfera molto evocativa - sostenuta da arrangiamenti che riportano echi mediorientali - è invece la caratteristica di “Sirens’Call”, un brano che finisce in crescendo con una buona dose di sferragliate elettriche.
Straordinaria infine la “title track”, quella “Pagan Blues” che sembra venire fuori dalla caverna di una strega, un pezzo molto “dark”, che è marchiato a fuoco, con delle linee di basso che percuotono l’anima, con una andatura che ha il sapore di una sfida lanciata al mondo, per una interpretazione più libera, finalmente “pagana” del blues, fuori da tutti quei classicismi che lo hanno fin qui imbrigliato e in un certo senso ammorbidito. Album veramente bello, all’insegna di un “heavy blues” oscuro e ribelle, che sa essere personale, che racconta momenti di vita e stati d’animo, che esce dalla banalità di tanta musica italiana e guarda alla scena “indie” internazionale.
Da ascoltare.
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28/06/2023 -
©2002 - 2024 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati
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