Nuovo disco per John Scofield, il geniale chitarrista jazz americano, molto abile sotto il profilo tecnico, ma anche estremamente creativo negli arrangiamenti delle sue composizioni.
Questa volta abbiamo a che fare con un album doppio che si intitola “Uncle John’s Band”, proprio come la nota canzone dei Grateful Dead che chiude questo lavoro. In realtà, oltre all’omaggio a Jerry Garcia (altro grandissimo chitarrista, morto nel 1995), la “Uncle John Band” in questione sarebbe proprio il suo trio, una band eccezionale, che ha nell’ improvvisazione la sua caratteristica migliore e che comprende musicisti di indubbio valore come Vicente Archer, al contrabbasso e Bill Stewart, alla batteria. Una “line up” formidabile, estremamente affiatata, molto devota allo “Zio John” (Scofield) e sempre pronta ad assecondare ogni sua divagazione musicale.
La musica fluisce con notevole libertà e va dal blues al folk, dal rock al funk, dallo swing al country, senza mai rimanere confinata al jazz. Questo disco è un vero regalo per le nostre orecchie ma anche per la nostra anima per quanto è ricco di sfumature preziose che vanno ad arricchire il tipico “guitar work” di Scofield, che resta morbido e raffinato, seppure velocissimo nelle varie esecuzioni. Ben quattordici brani in tutto, molte però sono delle “cover version” di canzoni conosciute, presentate con degli arrangiamenti così diversi da rendere ancora più curioso e intrigante l’esercizio dell’ascolto. Confrontatevi, per esempio, con "Mr Tambourine Man" di Bob Dylan oppure con "Old Man" di Neil Young: resterete come estasiati nello scoprire composizioni quasi del tutto nuove rispetto a quelle originali , delle quali rimane soltanto un “refrain” - quello sì - riconoscibile.
Molto interessanti anche le interpretazioni di classici come "Somewhere" di Leonard Bernstein e come "Budo", tratta da “The Birth Of Cool” di Miles Davis. L’album prevede anche la riproposta di importanti “jazz standard” come "Stairway To The Stars" e "Ray's Idea", che vanno ad affiancarsi ad altri sette brani originali composti proprio da John Scofield. Fra questi ultimi, vi segnaliamo pezzi particolarmente riusciti come “How Deep”, “Nothing Is Forever” e “Mo Green”.
Il disco è stato prodotto da Manfred Eicher e registrato al Clubhouse Studio di Rhinebeck, New York. Da ascoltare il prima possibile.
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