Esistono amanti dell’R’n’b, esistono amanti dell’Indie Music, esistono amanti del Rock. Poi, c’è un’altra categoria: i curiosi, coloro che amano il contemporaneo, coloro che sono pronti a farsi attraversare da un mix di generi diversi che, con i giusti incastri, riescono a creare una magia capace non solo di far comprendere un testo, ma di far anche in modo che questo possa essere vissuto in pochi minuti.
Proprio qui, entra in gioco un artista talmente affascinato da diversi artisti e dai diversi sound, da estrapolare, da questi, le corrispondenti caratteristiche per creare il suo nuovo EP; il suo nome è Joshua Roberts che con il suo disco in uscita, Good for you, ci accompagna in un viaggio dove le striature delle varie categorie musicali , diventano un ottimo sfondo per la descrizione di importanti temi .
L’album inizia con “Father”, singolo in cui gli elementi di un Gospel, come cori e l’armonia di un organo, accompagnano l’ascoltatore in una sfera dell’intimità sentimentale dell’artista , intrisa di sofferenza, quella in cui è racchiusa un senso di smarrimento dovuto alla scomparsa di una figura genitoriale come un padre che , andando via in tempi prematuri , non è riuscito a garantire al figlio quella presenza necessaria per istruirlo a riconoscere i passi di un vero uomo, fondamentali per affrontare i problemi con importanti responsabilità.
La considerazione dell’amore in tutte le sue forme è l’elemento fondamentale nell’album e, da subito, il componente del gruppo americano “Magnola Park “, si serve di quel Soul e quella dance elettronica tipica dell’iconico the Weeknd, per manifestare un’antitesti fondamentale: Ia descrizione del sentimento amoroso disegnato come una sorpresa paradisiaca degna di salvezza, nella traccia “ Angel “ e quello disegnato come un gesto meschino in “Darkness”, in cui l’amante porta l’amato ad entrare nei suoi problemi, tra i suoi demoni e nei suoi traumi.
Il delineamento di argomenti come il perdono o le ricerche di spiegazioni plausibili per una fine di una storia , invece , è affidato a quell’ R’n’b tipica di Chris Brown e Usher nel singolo: “Victim” ma anche a quel pop di Justin Bieber in “Inside Out”.
Interessante è la capacità di Roberts, di spostarsi anche nell’onda del punk dei primi anni 2000, di cui i Simple Plan erano grandi esponenti, nella canzone “Stay Stay Stay” .
Album certamente da consigliare per non precludersi le magie che la musica dona, senza distinzioni di genere
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