Dietro il nome di Agadez, preso in prestito dalla simbologia dei Tuareg, si cela l’identità di Giada Colagrande, sceneggiatrice, regista e attrice che non è nuova al confronto con la scena discografica e musicale.
Si tratta di una sorta di dimensione parallela che avevamo già avuto modo di conoscere tempo fa, quando abbiamo ascoltato “The Magic Door”, un album del 2018, scritto insieme al musicista Arthuan Rebis e dedicato alla riscoperta della Porta Alchemica (tuttora visibile a Roma all’interno del giardino di Piazza Vittorio). Ebbene, il discorso continua e si fa ancora più ampio perché la Colagrande è da sempre studiosa del sacro femminino, di pratiche sciamaniche e di tradizioni esoteriche.
Ha voluto quindi dedicare questo suo nuovo progetto ad una serie di divinità arcaiche, dieci per la precisione, alle quali corrispondono altrettante composizioni, che vanno da “Tanit” a “Tara” passando per “Isis”, “Aphrodite”, “Dana”, “Cibelle”, “Inanna”, “Ecate” e “Lilith”.
Da segnalare poi anche “Vacuna”, un brano dedicato alla divinità italiana che presiede cavità oscure e acque profonde, la dea che governa il silenzio e che custodisce “l’essenza dell’assenza”. Il disco prende il titolo di “Queendoms” e l’approccio musicale è quello tipico della “world music”, anche se contaminata da influenze “dark folk” e da suggestioni celtiche.
La voce di Giada Colagrande risulta evocativa e potente, mentre la sezione ritmica si avvale di tamburi a cornice, di chitarre acustiche e del “theremin”, il primo strumento elettronico che sia mai stato progettato.
Su “Tanit” - che è anche il primo dei due singoli tratti dall’album - Giada si avvale della collaborazione di due “special guest” importanti come Angèlique Kidjo e Loire Cotler.
Le sonorità percussive ed i tamburi di Glen Velez sono stati il punto di partenza sul piano compositivo dei brani che vi troverete ad ascoltare. In un secondo momento sono state inserite le linee melodiche per violoncello di Giovanna Barbati, per l’arpa celtica e il “santur” di Vincenzo Zitello, per la “nickelharpa” di Arthuan Rebis e per la voce di Giada e dei suoi ospiti.
Un album ricco di influenze diverse, tanto Orientali quanto Occidentali, un richiamo alle vecchie cose dei Dead Can Dance di Lisa Gerrard, un disco che è anche un viaggio culturale e che merita di certo il vostro ascolto.
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