Se si dovesse riflettere su quanto, gli eventi musicali , possano essere sensazionali, sarebbe impossibile non pensare a una band dove il suo fondatore, sul palco, manifesta la determinazione e rapidità con cui riesce a campionare e riprodurre in loop la sua voce. Il sassofono e i sintetizzatori filtrano attraverso un contreller MIDI AKAi, mentre la melodia degli archi è messa in luce da un violinista che attraverso un violoncello elettrico, è capace di evidenziare le diverse sfaccettature del suono, coerenti con il messaggio delle canzoni, grazie a dei pedali per effetti.
Parliamo dei Geographer, band, di cui riferimento è il cantautore Mike Deni, e che dagli albori del proprio percorso musicale, che nasce in California, è rimasta fedele ad un approccio indie miscelato con il dream pop e il pop elettronico tipico degli anni ‘80, con i quali, Deni, si è servito per trattare temi come l’amore nelle sue striature più dettagliate e per spiegarsi un senso in un’esistenza di cui l’unica certezza è un vuoto incolmabile.
Dopo l’ultimo progetto “Down and out in the garden of earthly delights” nel 2021, il 23 Febbraio 2024 uscirà “ A mirror brightly”, EP in cui gli argomenti caratteristici , descritti in precedenza, non hanno una notazione autobiografica, a differenza degli album antecedenti ma sono descritti, da Mike Deni , in una dimensione universale , in un mondo dove il protagonista dei testi non è solo l’autore ma tutta l’umanità.
Nel disco, sono importanti le influenze musicali perché sono proprio queste a delineare al meglio i temi. Infatti, la famigliarità con i suoni tipici dei Muse, Coldplay e The killers, e un suono di chitarra , caratteristico degli Electric guest, i St. Lucia e i Local Natives, è un importante elemento nell’interazione dell’ascoltatore con quest’ultima raccolta. L’album è introdotto da una traccia in cui le sofferenze sentimentali sono da subito evidenziate da un tema rilevante come il farsi del male e l’elisione di una parte dell’anima di un uomo dopo aver cancellato il ricordo della persona amata, dalla propria vita.
Le aspettative e le speranze su un futuro roseo dove l’amore vince e dove si attribuisce al partner, la capacità di dare un significato positivo anche ad un incubo, sono ben note in “ one/other “ e “ the burning handle”, tracce in cui le melodie in puro stile Coldplay si riconoscono in un’alternanza di un ritmo lento e colorato dai tasti di un pianoforte, e da uno incalzante.
Nonostante le tristezze, le sofferenze e le rassegnazioni nel comprendere che nella vita tutto cambia, che forse risposte non ce ne saranno mai a sufficienza e che tollerare di conoscere l’ignoto sia l’unica salvezza, in brani come “Learn how to leave” e “ Van Halen”, si riconoscono riferimenti a quell’ ottimismo che si fonda su un’autoconsapevolezza nell’imparare le lezioni dopo le criticità e nel vivere l’esistenza al massimo, ignorando ciò che ormai non esiste più, sprigionando così le migliori sfumature della propria creatività, paragonata a quella presente nell’animo di “Van Halen”, in uno stile di vita vissuta a pieno.
Album da non perdere.
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