Terzo album per Sabrina Napoleone, una cantautrice originale e iconoclasta, capace di coniugare discorsi diversi, dall’esperienza “indie” come “vocalist” degli Aut Aut a metà degli anni Novanta al teatro d’avanguardia.
Si è esibita dal vivo con Lene Lovich nel 2014, data del suo primo album come solista, e in seguito ha dato inizio a Genova, la sua città, ad un’altra attività quella di operatrice culturale con l’associazione Lilith, da lei stessa fondata. Il suo nuovo disco si intitola “Cristalli Sognanti”, un lavoro molto evocativo e potente, caratterizzato da liriche molto profonde che indagano le stanze segrete dell’anima. Ma non crediate di avere a che fare con i soliti arrangiamenti acustici propri di certa malinconica canzone d’autore, perché sotto il profilo musicale Sabrina si rivela assolutamente diversa e padroneggia con grande cura dei dettagli linguaggi diversi che vanno dall’elettronica spinta alla sperimentazione, dal rock d’avanguardia alla musica “techno” fino a ritmi tribali.
Artista poliedrica e geniale, Sabrina Napoleone si muove con impeto, ma non trascura per questo un’analisi attenta delle sue emozioni. Su “Critone”, uno dei due singoli tratti dall’album, racconta della predisposizione umana al tradimento, non solo fra le persone, ma anche in confronto dei propri ideali. Il brano, dotato di una base rimica percussiva sulla quale imperversa il suono delle chitarre elettriche, prende lo spunto da episodi di natura epica, ma riesce ad essere molto moderno nella sua stesura finale. Molto bello anche l’altro singolo, intitolato “La Visione dell’Occhio di Dio”, scritto insieme a Salvatore Papotto, un brano che - con un sottofondo di violino e di synth - propone riflessioni amare sul tema della disillusione.
Da ascoltare “Gardur” , la ballata elettronica che contiene il titolo del disco, un pezzo che contiene come “field recording” il canto degli uccelli marini ed il rumore del vento registrati sulla spiaggia di Gardur, in Islanda. Sullo stesso ottimo livello “Malattia invettiva”, “Chimera”. “Palazzo” e il rock aggressivo di “Come 7/4”, mentre sul finale la Napoleone ci regala l’unico episodio strumentale dell’album: “Mevidda”, una composizione piuttosto lunga, percussiva e pervasa di elettronica sperimentale, là dove i suoni sostituiscono le parole, ormai incapaci di arrivare a comunicare tutto.
In conclusione un disco coraggioso e molto ben fatto, in cui Sabrina Napoleoni ha suonato la chitarra elettrica, quella acustica, il synth e si è occupata sia del “programming” che dei campionamenti e delle registrazioni ambientali. Hanno collaborato con lei in sala di incisione Alice Nappi, al violino, Stefano Luna e Simone Meneghelli, alle voci, e Giulio Gaietto al mix e al master.
Da ascoltare ad alto volume.
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