I canadesi Metz (il chitarrista e cantante Alex Edkins, il bassista Chris Slorach e il batterista Hayden Menzies), hanno da sempre modellato il suono sulla dissonanza, sull'impetuosità sonora fragorosa.
Up On Gravity Hill, quinto album della band, uscito per la Sub Pop, pur conservando questa cifra identitaria del gruppo, sempre tesa, frenetica e aggressiva, rappresenta anche una ulteriore evoluzione del loro sound.
Questo disco vive di continui cambi di ritmo, in un alternarsi di chiarore e oscurità, un po' come le ombre che lentamente si adagiano sulla rosa dell'artwork, di arrangiamenti corrosivi e angolari e di armonie più lineari e morbide. La furia sghemba e intricata del suono abbraccia così la profondità di atmosfere più concise e definite. La potenza grezza e l' intensità ritmica inseguono la melodia, muovendosi tra il post-harcore e lo shoegaze, tra il noise rock e il grunge.
Up On Gravity Hill è dunque il riflesso della maturazione stilistica della banda, ma è anche lo specchio della contemporaneità, che nei testi, ancor più diretti e profondi, si apre a nuove dimensioni musicali e di scrittura. L'iniziale "No Reservation/Love Comes Crashing", che si avvale dei violini del compositore Owen Pallett, è un'onda di dissonanze. C'è poi la chiarezza diretta di "Glass Eye", la tensione di "Entwined" (Street Light Buzz), le reiterazioni di "99", le oscurità dall'animo post-punk di "Superior Mirage". Chiudono il disco gli spiriti nu-gaze di "Light Your Way Home", che vede la partecipazione di Amber Webber dei Black Mountain.
Up On Gravity Hill è in definitiva immediatezza contagiosa, suono energico dal sapore Nineties su elementi sospesi tra frastuono e sogno, su visioni emozionali e personali abilmente immerse nel magma sonoro. Un disco dal sapore cinematografico con l'urgenza delle chitarre corrosive e selvagge su tappeti di riverberi, che ti entrano in testa e non vanno più via, mentre si attende che giunga il domani.
“We’ll find our destination and search for tomorrow.”
|