L’album che non ti aspetti, un disco straordinario, per certi versi fuori moda, fuori dal tempo. Si tratta del nuovo disco di Jessica Pratt, una straordinaria “vocalist” che risiede e lavora a Los Angeles.
Questo è il suo quarto album, un lavoro in verità molto atteso che si intitola “Here In The Pitch” e che ci offre assolutamente il meglio della tecnica raffinata e dell’abilità vocale di questa artista molto singolare, davvero unica. Nove tracce che restano impresse sia per la nitidezza che per il candore, un elegante “indie folk” che ci offre all’ascolto composizioni deliziose come “Life Is”, il primo singolo tratto dal disco, o ancora “World On A String” e “The Last Year”, i singoli subito successivi, ballate delicate, per chitarra acustica, con una sezione vocale che sembra fuoriuscire dal petto di un usignolo.
Canzoni che ad un primo ascolto sembrano datate, che sembrano provenire dal repertorio audio di una stazione radiofonica americana dei primi anni Quaranta, oppure che vogliano riprodurre certe soluzioni orchestrali in voga nei primi anni Sessanta, ma che in realtà sono in possesso di una forza evocativa che è attuale, di una capacità comunicativa che è fuori dal normale.
Gli arrangiamenti essenzialmente acustici vengono talvolta accompagnati da partiture di pianoforte, da una sezione fiati, da suoni percussivi lontani che ti permettono però di viaggiare con la mente fino in California, di assaporare gli odori dell’Oceano. Molto belle anche le altre canzoni, piccoli gioielli acustici che rasentano la perfezione e che rispondono a titoli come “Better Hate”, “By Hook Or By Crook”, “Nowhere It Was” e la sorprendente “Empires Never Know”. Abbiamo a che fare con un disco vissuto intimamente, con un album che mette a nudo delle emozioni vere, quelle di una donna consapevole della caducità della vita e che proprio per questo è desiderosa di coglierne tutta la bellezza.
“Here in the Pitch” arriva ben cinque anni dopo “Quiet Signs”, il disco che l’ha fatta conoscere in tutto il mondo. L’album è stato registrato al Gary’s Electric Studio di Brooklyn, New York con musicisti/collaboratori di fiducia come Al Carlson e Matt Dermott. Hanno partecipato come “session men” Spencer Zahn, al basso elettrico, e Mauro Refosco alle percussioni.
Da ascoltare con grande trasporto e attenzione ai dettagli.
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