Si erano perse le loro tracce nel 2018 con la pubblicazione di “Quiet and Peace” ma i Buffalo Tom, grandi veterani dell'alt-rock di Boston, tornano a pubblicare sulla lunga distanza. Jump Rope, prodotto da David Minehan, è il loro decimo album in quasi 40 anni di carriera, un’avventura vissuta apparentemente ai margini, ma chi li ha seguiti da tempo ne riconosce l’autenticità e lo spessore.
I Buffalo Tom vivono nella loro bolla, emergendo dal letargo ogni cinque o sei anni per pubblicare album coerenti che non risentono di nessuna influenza dalle mode del momento. Anche se in Jump Rope si coglie un’atmosfera più sobria e a “guida acustica”.
È quindi una loro tradizione, per buona pace dei seguaci, consegnare un disco con diversi anni di ritardo e mantenendo una rotta musicale con sottili variazioni, tra il rock più puro ed il folk. Perché i simpatici bostoniani sono sempre stati gloriosamente al passo con lo spirito del tempo, il loro. Anche quando raggiunsero il livello più alto nella prima metà degli anni '90, le loro tavolozze sonore grintose e aggraziate guardavano più al Nebraska che a Nevermind.
“La maggior parte di questo nuovo album dei Buffalo Tom, Jump Rope, è stato scritto durante gli anni della pandemia”, racconta Bill Janovitz. “Chris [Colbourn, basso] e io mandavamo le canzoni che avevamo scritto e, come al solito, venivano registrate principalmente con chitarre acustiche. Quando finalmente siamo stati sicuri di tornare insieme in sala prove, abbiamo deciso di lavorare sulle canzoni con una base silenziosa e acustica, con l'intenzione di fare un disco che più o meno rimanesse in quella atmosfera. Generalmente non pianifichiamo come suonerà un disco in senso generale; lasciamo semplicemente che le canzoni indichino la strada per quali trame e approccio produttivo potrebbero richiedere. Ma in questo caso, era quasi come se avessimo fatto un disco su un falò, con sovraincisioni minime, meno sull'approccio big-rock-chitarristico. Ma come per la maggior parte delle cose in Buffalo Tom, abbiamo una chimica e un suono naturale che emerge indipendentemente da come proviamo a manipolarlo”.
Sebbene la golden age dell'alt-rock che li ha portati alla ribalta dalla metà degli anni novanta, sia finita e si sia trasformata, i Buffalo Tom ancora la rappresentano con grande credibilità e con la differenza (comprensibile) che sono diventati ancora più maturi e pieni di sentimento.
Basta ascoltare con attenzione la passionale “Come Closer”, punto centrale del disco, dove Bill Janovitz esprime al massimo l’intensità ed il legame del gruppo ad una interpretazione melodica che potrebbe essere paradigma assoluto per qualsiasi musicista orientato al rock.
Non ci sono nel nuovo disco quei momenti in cui i Buffalo Tom cambiano marcia improvvisamente dando una scossa frenetica (siamo lontani anni luce da Big Letter Day) ma la formula speciale del gruppo è garantita, dove al gracidio corrosivo di Janovitz è ben giustapposto il timbro malinconico e delicato del bassista Chris Colbourn, con una vena di meritata nostalgia ma anche di consapevole bellezza
Track listing: Helmet New Girl Singing Autumn Letter Recipes Pine For You Come Closer Little Ghostmaker Our Poverty The Belle Of Borderline Dismay Compromised In The Summertime Why’d You Have To Be Like That Rifled Through You’re On
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