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Miriam
A Squarciagola
di Domenico Capitani
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E devo dire che dentro il suo Ep di esordio mancano assai spesso soluzioni di cliché ormai sentite ovunque. Punto di merito sicuramente… per quanto, a voler storcere il naso, troppi i dettagli ancora acerbi. Ma è un esordio e agli esordi si sa, lasciamo passare molto. “A squarciagola” poi è un titolo che la dice lunga: uno sfogo prima di un piano misurato al dettaglio. Sembra un lavoro autonomo, di elettronica e di synth: “Cinema” è il manifesto urbano, metropolitano, di canzoni d’amore (o di un amore privo di sessualità) che si dipana dentro città piovose - il doposcuola è la condizione migliore - e l’apertura dell’inciso però non si piega al revival anni ’80 tanto di moda. E sembra non scollarsi da questo format anche nella successiva “Maledetta voglia” dove, complice questa timbrica sottile, ci tuffiamo nel pop moderno adolescenziale, quasi quello del primo Calcutta (non che il suo divenire abbiamo portato chissà quale maturità). È il momento “rap” che fa perdere mordente: “nuda” di arrangiamenti, Miriam perde di forza e di quel fascino vissuto che era riuscita a pescare. La title track si fa interessante con gli angoli di distorte chitarre distopiche appena velate: su tutto devo dire che resta e impera quell’aria cittadina e molto mi richiama alla mente un Venditti dei tempi moderni. “Sto bene” è singolare nella scrittura melodica: fresca, leggera, di quiete, quasi esotica… e se dovessi dar retta alla press kit che mi nomina i grandi cantautori a corredo dell’ispirazione, direi che qui un De Gregori vien presto richiamato alla mente se non fosse per il dizionario usato, ancora poco raffinato. La chiusa con “Tu non te ne andare” devo dire che ha forza nella strofa, cosa che non mi sarei atteso da una giovanissima produzione come questa. È tutto sommato un disco ancora acerbo ma ben solido nelle intenzioni e nel carattere. Si fa conoscere Miriam, dovrebbe raffinare un poco la voce troppo sporca di provincia e dialetto (se vuole che sia l’Italia il suo riferimento). Le concediamo di mostrare in lirica l’età che porta ma ormai l’asticella del confronto è talmente alta da non rendere normale neanche l’ovvietà.
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14/06/2024 -
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