Sembrava tramontato il tempo della musica “evocativa” ed innocente, quella nata puramente per emozionare, che fa ballare ragazze bionde con frange cotonate e minigonna in discoteca, per lasciare spazio solo a suicide-girl, femme fatale vestite in lattice, dominatrici e uomini oggetto che si lasciano sopraffare a ritmo di synth.
Con i Raveonettes si torna a respirare l’aria pulita di una strumentazione suonata bene, versatile, che propone un gioco di rimandi che non disturba per la similarità con successi del passato, ma che in realtà piace per quel suo “pseudo – rifarsi” che si tramuta nel germe di un’ innovativa, seppur parziale, ispirazione.
Il nuovo album del duo danese, pubblicato un anno dopo ”Lust Lust Lust” (di cui, in questo nuovo lavoro, si percepisce in parte la presenza), non lascia un attimo di tregua: emoziona dalla prima all’ultima nota, a volte lasciando di stucco l’ascoltatore con pezzi parzialmente strumentali (si veda ”Break Up Girl”, il brano più visionario dell’intero cd assieme a ”D.R.U.G.S.”).
Con il suono di uno sparo ha inizio una scaletta uniforme e soprattutto originale: ”Bang!“, come un colpo di pistola, attraversa la mente dell’ascoltatore che viene catapultato nei sixties di un Wahrol più smaliziato, in versione “acqua e sapone” e adolescenziale, dove una delusione d’amore può far crollare il mondo addosso, o dove un bacio segna un’estate (”The Last Dance”).
Il ritmo viene mantenuto intatto anche quando si parla di violenza (“Boy Who Rape”, “Should All Be Destroyed“); gli Anni Sessanta non si fanno da parte nemmeno “per una nota”, ricatapultando tutti in una Woodstock dal sapore vagamente shoegaze, per quel suo mix beatlesiano (”Heart Of Stone” ricorda vagamente “Tomorrow Never Knows”) che si sposa con le melodie dei Jesus And Mary Chain, per le atmosfere vaghe e nebbiose generate, che mirano ad acuire la percezione di imminente perdita dell’innocenza, nel senso lato del termine (”Wine” ne è la dimostrazione, con un coro di voci che si “perdono nello spazio”) .
Ma se proprio Anni Sessanta devono essere, non possono mancare all’appello i Beach Boys che proprio in ”Oh, I Buried You Today” e ”Braking Into Cars”, fanno capolino, considerando la languidità ed il basso facilmente distinguibile che invita a stendersi su di una spiaggia al tramonto dopo una giornata di frenetico divertimento o, al contrario, ad abbandonarsi un pianto sommesso ma sentito.
Nel complesso, l’ultimo lavoro di Sune Rose Wagner e Sharin Foo è orecchiabile ed ispirato: consente all’ascoltatore di vivere/rivivere, tramite temi o suoni, emozioni forse dimenticate o probabilmente mai vissute.
Richiami, surf, estate, rossetti, innamorati, sbucano dalle melodie come conigli dal cilindro di un mago: non sarà il "Pet Sounds" del nuovo millennio, ma ”In And Out of Control”, fa presagire che i Raveonettes stanno mutando e definendo una propria identità, avvicinandosi o meno ai modelli a cui si ispirano e che dunque questa non sia per loro “the last dance”.
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