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Ocean Colour Scene
Saturday
2010
Cooking Vinyl
di Angelica Scardigno
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Gli Ocean Colour Scene hanno fatto praticamente il contrario di ciò che il lupo di Cappuccetto Rosso escogitò; se il lupo infatti si travestì da nonna per sembrare innocuo, gli OCS si sono travestiti da lupi indie/rock’n’ folk per mascherare la loro innocuità anni ‘90 (che trapela contro ogni sforzo).
Questi quattro bravi ragazzi, pionieri del brit-pop che riuscirono a soffiare il primo posto in classifica agli Oasis nel 1996 con l’album Marchin’ Already, tornano sulle scene a due anni di distanza dal precedente On The Leyline con una musicalità gradevole, non c’è che dire, ma tanto, troppo uniforme, e priva di quei guizzi magici che trascinano chi ascolta in un mondo parallelo, fatto di esistenze alternative o luoghi sconosciuti. Con l’inizio orchestrale di 100 Floors Of Perceptions (a cui si associa Word per l’impiego di piano), proseguendo con Saturday, questa band inglese non mostra le unghie, anzi, si fa portavoce di note folk e di un indie-rock ripulito (Postal), sobrio, tremendamente equilibrato e tanto allegro da sembrare scolaresco, contrariamente a quello più lo-fi e grintoso del loro precedente disco. Nonostante alcune tracce coinvolgano piacevolmente (Old Pair Of Jeans), sommariamente questo ritorno degli Ocean Colour Scene - un misto degli Oasis più buoni e di The Seahorses con qualche cenno di Elton John (bella la delicata Fell In Love On The Street Again) - offre all’ascoltatore un album gradevole e adatto per fare da colonna sonora a scampagnate tra amici (Sing Children Sing, Magic Carpet Day) alternate a momenti di nostalgia autentici e innocenti (Harry Kidnap). Le sortite vintage (Whats Mine Is Yours e Rockfield, che è un devoto tributo ai Beatles) insaporiscono un po’ questo Saturday, che sa di fine settimana pigro e di certo non discotecaro come la copertina potrebbe far supporre, da trascorrere tra amici in un cottage di campagna.
Questa svolta musicale degli OCS può andar bene per chi non vede nel rock un modo per vivere forti emozioni, ma solo un’alternativa ad un buon libro o ad un chiassoso party a cui non si vuole partecipare. Contenti loro.
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19/02/2010 -
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