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Eimog
Scenario
2010
Sudway Produzioni
di Andrea Belcastro
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Nonostante il significato del termine abbia un valore piuttosto vago e di difficile, definitiva, interpretazione, il post-rock dopo gli innumerevoli capolavori di gente come Slint, Mogwai, Sigur Ros, Explosions In The Sky e se vogliamo anche gli italiani Giardini di Mirò, sembra aver trovato una sua posizione nella scala sociale della musica rock ed è, oggi, davvero complicato capire o anche solo immaginare di dire qualcosa di nuovo in questo genere senza risultare scontati o banali. In molti, evidentemente, la pensano in maniera diversa, e considerato che, in fin dei conti, un buon disco post-rock è sempre ben accetto, è con tale spirito che ci accingiamo a valutare la visione che gli italianissimi Eimog hanno deciso di dare a questo genere fin troppo saturo.
Se è ovvio che i gruppi citati ad inizio articolo siano punto di riferimento per questo genere, è altrettanto scontato osservare come l’influenza sugli Eimog sia notevole. In particolar modo nelle atmosfere più pacate ed eteree tipicamente associabili ai Sigur Ros. Dopo un breve EP autoprodotto nel 2008 (Early) e aver calcato il palco insieme a gente come dEUS e Paolo Benvegnù, la band nata nel 2005 ad Agrigento con il suo primo album Scenario, prodotto dalla neonata indie label siciliana Sudway, propone sei brani di perfetta coesione strumentale. Intricate e dolci trame chitarristiche, impreziosite dagli avvolgenti archi di Jascha Parisi (violoncello) e Sarah Diano (violino), costruiscono ambienti sonori sognanti che esplodono in climax che regalano alcuni picchi di assoluto lirismo. Il tutto in uno schema che si ripete in maniera piuttosto sistematica per l’intera durata del lavoro. Niente di particolarmente innovativo ed originale, come c’era da aspettarselo, ma trattasi di composizioni che restituiscono all’ascoltatore quasi un’ora di piacevolissima (e poco impegnativa) fruizione. Con picchi qualitativi rintracciabili a metà e in conclusione del disco: Jana e Madre.
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01/03/2010 -
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