A poco più di un anno dall’uscita di Pure Comedy, Father John Misty, al secolo Joshua Michael Tillman, sveste i panni del “cantautore commediante” per indossare quelli, più pesanti, del poeta maledetto. Nasce così God’s Favorite Customer, un album nato in una camera di motel e frutto di una crisi, tanto mistica quanto matrimoniale, che ha visto protagonista l’apprezzatissimo cantautore del Maryland. Ironia e disagio danno vita a un dissidio interiore in cui Father John Misty si pone una serie di interrogativi all’interno di una stanza d’albergo alla ricerca di sé stesso.
Domande a cui il cantautore statunitense cerca di dare una risposta già a partire dalla prima traccia, Hangout at the Gallows, in una fantomatica discussione interiore in cui egli cerca di capire i motivi che l’hanno indotto a imboccare la strada dell’autodistruzione, portandolo dritto al patibolo.
Interrogativi, riflessioni e tentativi di riconciliarsi con la sua metà sono temi predominanti e ricorrenti dell’ultima fatica di Joshua, supportati da un ritorno alle origini con suoni e atmosfere a metà tra classicismo cantautoriale e folk americano. Arrangiamenti e melodie semplici ma funzionali, al netto di qualche spunto personale assolutamente apprezzabile.
Il brano che porta il suo nome, Mr. Tillman, apre il filone delle “canzoni d’albergo” insieme a The Palace ma se nel primo brano il cantautore inscena un ironico racconto a base di allucinazioni e stati apparenti di benessere (delizioso il fischiettio finale), nel secondo il registro diventa più pessimistico e mette a nudo i problemi matrimoniali con la moglie Emma a cui egli cerca di porre rimedio.
Please Don’t Die appare come una struggente supplica nei confronti della moglie implorandola appunto di non morire, dove emerge tutta la fragilità del cantautore americano. I tormenti di Father John Misty riaffiorano in un pezzo chiave dell’album, God’s Favorite Customer, enfatizzati dal suono dell’armonica che dona al tutto un’irresistibile anima folk. Alla fine del percorso mistico intrapreso, non prima di aver affrontato altri dilemmi, Father John Misty arriva alla conclusione che siamo solamente uomini e nessuno può fare niente a riguardo : è il mix di violini, pianoforte e chitarre a rivelargli l’amara ma, del tutto onesta, verità.
Termina così un album quanto mai biografico, intimo ma dotato anche di un certo spessore musicale con un prepotente ritorno del pianoforte ad accompagnare i testi di Tillman. God’s Favorite Customer è un’opera che segna un netto distacco dal precedente album, Pure Comedy, frutto del periodo di clausura forzato che sembra aver dato i suoi frutti, soprattutto musicalmente; un intenso concentrato dell’essenza di Father John Misty che rivela tutta l’umanità del poliedrico cantautore americano
Articolo del
11/06/2018 -
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