“Sindacato dei sogni” sancisce l'atteso ritorno del trio mascherato per eccellenza con un album più vicino allo stile dei Tre Allegri Ragazzi Morti di quanto lo sia stato “Inumani”, una parentesi collaborativa importante per il gruppo ma forse lontana dal loro sound abituale. Se ne saranno anche accorti Davide Toffolo, Enrico Molteni e Luca Masseroni in fase di registrazione, nel tentativo di ritrovare la via di casa, immersi nel verde delle colline trevisane. Il disco, in uscita oggi 25 gennaio e pubblicato dalla loro storica etichetta La Tempesta, coglie ispirazione dalla band californiana Dream Syndicate, la cui traduzione italianizzata di fatto dà il nome all’album.
Non sarà difficile per un orecchio abituato alle incursioni sonore dei TARM scovare delle similitudini ereditate dai precedenti album; oltre che a un ritorno alle origini, questo album può definirsi uno step successivo in termini prettamente musicali. È bene sottolineare che i tre ragazzi son comunque rimasti nel loro personale limbo adolescenziale, ma questa volta a essere adulto è il loro sound, più orientato al rock psichedelico.
E siccome anche l’occhio vuole la sua parte, lo accontenteremo soffermandoci sull'aspetto visivo che caratterizza il trio da ormai un quarto di secolo: in questa finestra temporale la band di Pordenone è riuscita a creare un universo iconografico fatto di scheletriche maschere e adolescenti dai capelli blu alle prese con l’autodistruzione. Il merito è soprattutto del genio creativo di Davide Toffolo, non a caso una delle "matite" più underground della scena comics italiana.
Anche con Sindacato dei Sogni la visione artistica rispecchia la volontà del frontman di non gettare mai via la maschera, senza soluzione di continuità tra disegno e musica. Il trip causato da un evidente eccesso di zuccheri di una “Caramella” dal gusto synth rock, trova quindi il giusto riflesso in un videoclip di assuefacente psichedelia.
C’è molto del gruppo in questo lavoro e di Toffolo in generale, dove “C’era un ragazzo che come me non assomigliava a nessuno” racconta uno stralcio autobiografico di un ragazzo cresciuto nella Pordenone negli anni Ottanta attraverso una perfetta sintesi musicale.
In “AAA Cercasi” la partecipazione dell’incalzante armonica a bocca di Matt Bordin (vero e proprio tuttofare all’interno del disco) ci svela l’identikit della ragazza perfetta, “Capace di star sobria quando vuole, di inventare le parole, di venire sottovoce e di urlare quando vuole”. Se qualcuno riuscisse a trovarla è pregato di contattare la redazione, grazie.
L’essere ritornati sui propri passi non ha troncato però la voglia di rendere partecipi amici musicisti, come nel caso di “Accovacciata gigante”, scritto a quattro mani da Davide con Mattia Cominotto (Od Fulmine). Le atmosfere sognanti raggiungono il climax con “Bengala”, di fatto l'essenza dei Tre Allegri Ragazzi Morti. Un brano bello da ascoltare, il cui accompagnamento con gli archi curata da Davide Rossi(Goldfrapp) spezza via la malinconia post bellica. Bello da ascoltare sì, lo stesso dicasi della Natività felina immaginata e animata magistralmente da Michele Bernardi.
Lo zampino di Mattia Cominotto spunta fuori anche nel testo della ballad rock blues “Difendere i mostri dalle persone”, mentre “Una ceramica italiana persa in California” è l’anima del disco, un lungo mix in cui trovano rifugio i vari stili che hanno poi influenzato questo album, dove il titolo della traccia è indicativo sul lavoro compiuto tanto nell’immagine del disco quanto nei suoni.
Prima di congedarsi del tutto c’è spazio anche per la traccia bonus “Con i bengala in cielo”, una versione light di “Bengala” svestitasi di elementi ritmici come chitarre e batterie, acquisendo proprio per questo una dimensione più aulica, dove a risplendere è l’armoniosa semplicità derivata dall’incontro degli archi di Rossi con l’armonica di Bordin. Sarebbe superfluo aggiungere altro.
Ci troviamo probabilmente di fronte al lavoro musicalmente più articolato che il trio abbia sfornato in venticinque anni di carriera. Piacevolmente ridondati i testi invece, un loop dedito a rimarcare alcuni concetti, fissandoli tra le granitiche pareti armoniche erette nell’album. L’orda di “ragazzi morti” non potrà che apprezzare Sindacato dei Sogni, una maschera musicale ricucita assemblando i frammenti di quelle precedenti, ma con un collante sonoro di quelli forti, che sigilla un album prezioso quanto “una ceramica italiana persa in California”.
BONUS TRACK Per quanto possa essere ingannevole il titolo di questo titolo, Bonus Track non ha niente a cui spartire con la recensione sopra riportata; trattasi invece di uno spazio del tutto personale dove far rivivere aneddoti e ricordi legati a un’artista, un disco o un gruppo. Ospiti di questo salottino musicale i Tre Allegri Ragazzi Morti, che di certo non hanno bisogno di presentazioni. Sarò onesto nell’affermare che snobbai bellamente i TARM quando mi vennero suggeriti oltre un decennio fa. Ma all’epoca Spotify non esisteva e MTV era ancora un canale musicale, prima di iniziare il suo lento declino all’insegna del trash più assoluto. A quei tempi però trasmetteva anche cose interessanti come The Boondocks, una serie animata tratta dall’omonimo fumetto di Aaron McGruder.
Ho avuto il piacere di leggere alcuni di quegli albi che mi furono prestati da una mia insegnante maledettamente cool, di quelle con cui potevi scambiare allegramente due chiacchiere sull’ultima novità musicale o sul film del momento.
Il passo successivo fu quello di ricevere in prestito “Il re bianco” (pubblicato da Coconino Press nel 2005) di un certo Davide Toffolo, che era un amico dell’amico della mia professoressa, forse era il fotografo della band o un qualcosa del genere. Fu una lettura illuminante comunque, dove si evinceva tra l’altro una profondità dei testi decisamente importante, che avrei poi ritrovato nelle sue canzoni.
Al Toffolo musicista mi sono avvicinato invece qualche anno più tardi, con colpevole ritardo mi duole ammettere. Da allora i Tre Allegri Ragazzi Morti sono entrati in pianta stabile tra i miei ascolti, e aver recensito su queste pagine Sindacato dei sogni è stata la perfetta quadratura di quel cerchio. Probabilmente senza “Il re bianco” di Toffolo nemmeno avrei scritto queste parole, ma soprattutto non sarei diventato “un allegro ragazzo morto”
Articolo del
26/01/2019 -
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