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Giuseppe Cistola
The Five Elements
2021
EMME Record Label
di
Riccardo Rossi
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E’ luogo comune pensare al secondo disco di un’artista come si guarda allo sbocciare dei fiori in primavera. Lo schiudersi del proprio potenziale che nel debutto si era solamente accennati.
Ma poi c’è l’eccezione, che sovverte ogni previsione e va oltre. “Por la Calle Argentina” il disco d’esordio di Giuseppe Cistola uscito nel febbraio del 2020 è stato un debutto appassionante. Il racconto di un viaggio in una meravigliosa terra come l’Argentina declinato poi attraverso brani meravigliosi e dalla spiccata malinconia. Ed ora, a solo un anno di distanza, ecco pubblicato, sempre da parte dell’etichetta Emme Record Label, “The Five Elements” , che sovverte ogni pronostico e sposta ancor più in là il limite musicale a cui ambire.
Un progetto che va ad osservare il confine tra due emisferi culturali agli opposti, tra il mondo spirituale e quello fisico, attraverso composizioni ancor più ricche e stratificate, dove ogni strumento è re ed al contempo mercante del proprio regno. Alla ricerca del trait d’union tra l’occidente tutto e la cultura indiana, Giuseppe dà il benvenuto nel suo ensemble alla voce di Marta Giulioni, che diviene strumento e vento costante dell’anima sperimentale di questo album. Il suo è difatti un canto che non è foriero di parole ma di pura melodia, elemento altresì essenziale e caratterizzante dell’intero concept.
Oltre alla Giulioni come vocalist e a Giuseppe alla chitarra troviamo alcuni tra i migliori esponenti della nuova scena del jazz italiano: Lorenzo Scipioni al contrabbasso, Michele Sperandio alla batteria, Simone Maggio al pianoforte e Marco Postacchini al sax tenore. Insieme all’emozionante suono della chitarra di Cistola l’unione di questi talenti si esprime in brani che pongono al loro vertice il riferimento ad un elemento naturale proprio della tradizione indiana: Acqua, Aria, Fuoco, Terra, Etere.
Dall’incipit dato dalla title track, espressione di quello che sarà il mood camaleontico e spirituale dell’intero album, passando per i due episodi di “Quintessence [Ether] ” (emblema riuscitissimo della fusione tra culture musicali distanti di cui accennavo prima), alla libertà frizzante e scoppiettante dell’improvvisazione in “Fire”, sino al finale diviso in due parti di “Earth” (che è possibile vedere come il tutto che contiene ogni cosa, due brani attraverso cui collegare i diversi elementi musicali già incontrati lungo il corso dell’album e portati poi qui verso un epilogo in crescendo), si evince un eccezionale interplay tra strumento ed uomo, tra spirito e materia.
E’ un album che va assaporato lentamente, ascolto dopo ascolto, lasciando che le grandi e piccole sfumature di colore di questi 8 brani traccino anche all’interno di noi lo stesso sentore d’eternità che le pennellate in copertina suggeriscono. Senza ombra di dubbio tra le migliori uscite in ambito jazz di questo 2021.
Articolo del
06/04/2021 -
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