Funeral, disco d’ esordio degli Arcade Fire, pubblicato il 14 settembre del 2004 ha rappresentato uno spartiacque sonoro e compositivo per accelerare un nuovo paradigma della musica rock per palati fini.
Prendendo come esempio il brano in apertura, “Tunnels aka Neighborhood # 1”, ci viene naturale immaginare un’intera generazione di adolescenti intenti ad ascoltarla in cuffia, rannicchiati sotto le coperte a tarda ora della notte, sedotti senza cura dal suo malinconico arrangiamento orchestrale e dalla morbosa impressionistica lirica che rimanda ad un tempo – in fondo non distante – in cui la vita era infinitamente meno complicata di quanto non siano gli anni che finiscono in “teen”.
“Funeral” è quella rara specie di album che solitamente usa definire capolavoro, e che ha fatto il nido nei cuori e nella mente di milioni di appassionati di musica con la M maiuscola.
Gli Arcade Fire, ovvero l’americano Win Buttler e la canadese di origini haitiane Régine Chassagne (coppia leader in possesso anche di licenza matrimoniale) - più Richard Parry, Tim Kingsbury e William Butler, fratello minore di Win -, sono riusciti a costruire una sequenza di pezzi quasi inattaccabile. Diciamo quasi, perché ci riesce dura digerire la zuccherosa “Crown Of Love”, che non vedremmo fuori luogo sul palco di Sanremo interpretata da uno dei tanti Gigi D’Alessio di casa sulla Riviera Ligure. E’ l’unica eccezione, però, perché tutto il resto equivale ad una sorta di cavalcata trionfale dove Butler e la Chassagne – entrambi vocalmente “attivi” -, prendendo spunto sia dal goth-rock britannico che da certa new wave “nervosa” newyorkese, realizzano una personalissima versione di quello che in fondo è, semplicemente, un brillante pop orchestrale moderno cesellato con una maniacale attenzione ai più minuscoli particolari.
Cavalcata trionfale, dunque. Si inizia, come già detto, con l’elegiaca “Tunnels”, ballad gotica arricchita da pianoforte e violino che possiede un chorus “adesivo” e parole che forse non avrebbero cestinato nemmeno Shelley e Byron; “Laika aka Neighborhood # 2” e “Power Out aka Neighborhood # 4” rimandano entrambe, invece, ai migliori Talking Heads, quelli delle complessità ritmiche di “Fear Of Music” e “Remain In Light”, e sono vive, nervose e gioiosissime, con – specialmente sulla prima – l’azzeccata fusione delle voci “operatiche” di Butler e della Chassagne; “Un Anneè Sans Lumiere” è un altro riuscitissimo momento introspettivo che arriva a bersaglio in virtù di una serie di linee melodiche senza tempo; “Kettles aka Neighborhood # 4” è l’episodio più minimalista del disco, chitarra e voce, ma Win Butler interpreta ottimamente anche il ruolo di singer/songwriter; poi c’è “Crown Of Love”, OK, spingere il pulsante “skip”, prego, ed arrivare a “Wake Up”, forse il momento più elevato dell’intero “Funeral”, in cui gli Arcade Fire riescono a dare una sintesi compiuta alle proprie influenze (Robert Smith, David Byrne, Burt Bacharach) e ad alfine scovare la propria pietra filosofale.
Meglio ripeterlo, perché sia chiaro: Funeral è quella rara specie di album che chi non è afflitto da trombonismo e possiede un minimo di sale in zucca usa definire “capolavoro”.
Per festeggiare senza inutili nostalgie i vent’anni dall’uscita del album, gli Arcade Fire, hanno annunciato una data italiana: martedì 2 luglio 2024 all’interno di Fiera Milano Live (RHO)
Articolo del
08/02/2024 -
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