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Certe volte sarebbe bene lasciar stare le cose come (dove) stanno. Spesso quando un film non oltrepassa l’oceano e rimane sconosciuto a noi europei, siamo noi la parte lesa, siamo noi a non poter beneficiare di un valido prodotto che non ha trovato degno supporto dalla distribuzione continentale. Capita anche – opposto – che alcuni anni dopo il debutto su suolo americano arrivi da noi, inspiegabilmente, un film del quale non si sentiva la mancanza né il bisogno, una pellicola destinata a passare in sordina ancor prima di venire allo scoperto. Un film che poteva benissimo starsene dov’era. Hatchet, appunto.
Sprechiamo qualche riga per la trama: ragazzo mollato dalla ragazza decide di non beneficiare della goliardia generata dal Martedì Grasso e, a dispetto degli amici, opta per un tour notturno attraverso delle paludi infestate (?), con un cinese cialtrone a far da cicerone. A rovinare la festa ci penserà la presenza di una specie di forzuto Elephant Man di plastica (leggi: un ragazzo deforme reso in modo indegno dagli addetti al trucco) con infanzia traumatica a fornirgli il movente per maciullare ignare vittime.
Ok, inutile partire in quarta puntando il dito contro le assurdità di una sceneggiatura scritta da un primate, fatta di dialoghi imbarazzanti, personaggi fra lo stereotipato e il ridicolo, carneficina priva di una qualsiasi giustificazione (sì, il ragazzino deforme era deriso da piccolo e allora da grande ammazza tutti, mi pare più che logico. Ricordate come mai il killer di The Pool decise di affilare il coltellazzo e piantarlo nella schiena a mezza scuola? Ecco, più o meno la stessa cosa. Due perle del cinema horror, infatti, queste). La domanda è: perché un film datato 2006, esce quattro anni dopo per fare questa magra figura? Che buco va a tappare nella programmazione italiana? Proprio di quest'horror sentivamo la mancanza? Assurdo come prodotti del genere, capitanati da un regista totalmente incapace di dare un tono alla pellicola, vengano spacciati al cinema. Buono forse sul divano una calda notte d’agosto, per distogliere l’attenzione dalle zanzare. Attori allo sbaraglio, gettati a recitare un copione inesistente che riempie di seni femminili lo schermo perché sì, tette e horror sono un binomio eccezionale e allora perché andare controcorrente. Inquadrature da cortometraggio universitario, effettacci splatter da b-movie di grana grossa. E udite udite, su Imdb si scopre che attualmente c’è in post-produzione il sequel. Dai che fra quattro anni è nostro!
Ah, compare anche Robert Englund. Muore subito.
VOTO:1/5
Articolo del
23/04/2010 -
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